OmissisPiovesse, De Luca ladro

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E’ tutto in quei “De Luca ci dicesse”, “De Luca lo spiegasse”, “De Luca la smettesse” e “ De Luca andasse” il primo ostacolo da superare quando ben ti disponi verso i segni dell’avanzata post murattiana a 5 Stelle in Campania: proprio là dove le continue esortazioni al governatore della seconda regione d’Italia vengono affidate al congiuntivo meno rassicurante. Con effetti autoevidenti, in una regione, peraltro, rimasta tendenzialmente sanfedista.


Il secondo ostacolo, dinanzi alla pioggia di comunicati stampa del gruppo di fedelissimi di Di Maio e Fico, rischia invece di mettere in crisi principi consolidati. Qui, ad esempio, con Barney Panofsky, si pensa che “tempo da perdere con sciamani, dottori e psichiatri non ce n’è. Shakespeare, Tolstoj, perfino Dickens, hanno capito dell’animo umano più di quanto sia capitato a tutti voi insieme”. Sarà il caso di rivederla questa convinzione. Non ti spieghi, infatti, cosa ci sia all’origine dell’ossessione nei confronti dell’ex sindaco di Salerno (accusato contemporaneamente di favorire e trascurare l’area di provenienza) patita dalla truppa guidata da Valeria Ciarambino (nella foto), spumeggiante capogruppo grillino, già “Chiattona” nelle celebri parole del cattivissimo presidente allorquando egli fu infastidito da schiamazzi a 5 stelle durante il rituale incontro collettivo -il presidente non rilascia interviste ad personam, almeno non ancora- con la stampa. Ed è qui che andrebbero rivalutati, se non medici e psichiatri, almeno gli sciamani per fornire il supporto necessario a capire cosa alimenti il motore della macchina che spara ogni giorno -e tutti i santi giorni- un numero imprecisato di comunicati e note stampa su qualsiasi cosa, praticamente su tutto. Con una traccia di fondo, meno criptica di quanto appaia, sintassi a parte: De Luca è un delinquente, un tiranno, un camorrista, un affamatore di popolo, un baro, la casta personificata. E molto altro. Legittimo esercizio dell’opposizione politica? Sicuramente, ma è la qualità all’origine ciò che colpisce, se è vero che “ciascun dal proprio cor l’altrui misura”. E qui, il cuore impazzisce, frenetico com’è costretto a farsi dalla mitragliatrice che scarica editti con maniacale precisione e surreale abbondanza.

Tempi s’è fatto un giro, diciamo, tra il meglio offerto negli ultimi mesi dagli uomini della Casaleggio srl in consiglio regionale, immergendosi nel mare della produzione mediatica diretta agli organi di informazione. Traendone una prima morale: che al governatore della Campania, al di là di come la si pensi sul personaggio, un pensiero vada rivolto immaginandolo alle prese (anche) con l’altro dispetto della Storia incarnato dal sindaco di Napoli. Stateci voi con De Magistris da un lato e i grillini dall’altro. Per non dire di Rosy Bindi. Le altre sensazioni sono all’aria aperta, solari almeno quanto titoli e contenuti delle note del M5S campano, spesso asseritamente ispirate ora ad un articolo del Fatto quotidiano ora ad uno di Repubblica: sarà un caso, ma il 14 febbraio si dice con chiarezza di “essere il gruppo regionale che si rivolge di più alla magistratura e all’Anac”. Alcuni lo chiamerebbero coming out.

Dal pomodorino Sammarzano al distretto aerospaziale, dalla wi-fi che non prende alle barelle del Cardarelli, dai canili ai vaccini, dagli ultimi arresti di Woodcock alle bollette Enel: una nota per tutto e sempre lo stesso comune denominatore. Viene nominato un primario in un reparto ospedaliero? “De Luca offende la dignità dei campani. Lo spiegasse -sic, ndr- ai medici disoccupati” scrivono, tra altro, l’8 febbraio. Con un rimando al 20 successivo, dove, sullo stesso argomento, altrove di ordinaria amministrazione, si specifica che “il livello di degrado in cui De Luca sta precipitando le istituzioni non è più tollerabile”. Sparano contro la vetrina della storica pasticceria Poppella, cuore del rione Sanità? Anche qui c’è qualcosa che De Luca dovrebbe fare, dire, organizzare, scontare: ad esempio, potenziare la videosorveglianza e, una volta fatto, sentirsi dire di pavoneggiarsi in passerelle e propaganda. Sbalzi di pressione. Certo, quando si trattò del presidente Pd, Stefano Graziano, seppellito da una montagna di letame per la nota storia del concorso esterno in associazione mafiosa (un “reato” che al sud può attingere chiunque), ritualmente evaporata al primo vaglio, i delegati dell’Onestà fecero una rotazione di 360 gradi, tornando al punto di partenza: scrissero il 24 febbraio di “prendere atto della doppia archiviazione” precisando subito dopo, e senza arrossire, che “il M5S non ha dato vita a nessuna feroce campagna mediatica”. Loro rispondono solo ai cittadini.
Ma quando i cittadini, casualmente impiegati al Loreto Mare, vennero scoperti a fare i furbi con il marcatempo, fu a De Luca ricondotta la responsabilità, tenuto conto dello stesso tempo trascorso dall’inizio delle indagini e dall’insediamento a Palazzo S. Lucia, “due anni in cui la Regione non ha esplicato (sic, ndr) i dovuti controlli”. Quando andarono a fuoco alcune balle di rifiuti stoccati a Taverna del Re, nel volgere di qualche secondo (20 marzo) per i 5 Stelle furono evidenti “aspetti inquietanti e responsabilità di De Luca che continua a fare spot sulla pelle dei campani”.
Un uomo senza parola, un “presidente marziano” (30 marzo), in mano “alla lobby dell’acqua imbottigliata” (4 aprile), neologismo a 5 stelle per indicare la Coca Cola che paga canoni bassi per lo sfruttamento di alcune fonti: stavolta l’avevano saputo guardando Report.
Proprio De Luca, lui che a Crozza confidò: “la Coca Cola, in Campania, l’ho portata io”.

dal settimanale “Tempi” – n.22 giugno 2017
*Foto_corrieredelmezzogiorno

 

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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