AGORA'Eboli: il servizio parcheggi sulla litoranea torna in Procura

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Domanda: se un’azienda intenzionata ad avviare un’attività che presupponga il rilascio di specifici permessi della pubblica autorità ne risultasse priva, che cosa accadrebbe? Semplice: non se ne farebbe nulla, l’attività non potrebbe mai partire e l’imprenditore si ritroverebbe -come tutti- dinanzi alla scelta o di rinunciare o di procurarsi la documentazione necessaria. E’ l’Abc delle regole, la base per qualsiasi discorso indipendentemente dalla “giustezza” delle prescrizioni imposte dalla legge.

 

Bene. Se invece è proprio l’autorità pubblica a non disporre delle autorizzazioni indicate dalle norme generali, se è l’istituzione ad essere in difetto, cioè sprovvista di concessioni, nulla osta e permessi vari rilasciati da altri organi dello stato, succede la stessa cosa? In teoria sì, tutti hanno il dovere di rispettare la legge, sia che si tratti di un ente pubblico, sia che si tratti di un privato: in pratica, però, tra Eboli e Battipaglia pare accada il contrario stando a quanto emerge da una dettagliata denuncia depositata in procura da un imprenditore del settore turistico-balneare della zona, Massimo Zerenga, titolare de facto del noto stabilimento “Lido Arenella”.

La vicenda si presenta intricata a prima vista, zeppa di articoli, leggi, codicilli, regolamenti, circolari, conflitti di attribuzione, protocolli, conferenze di servizi, etc. In realtà è abbastanza semplice: il comune di Eboli, nell’aggiudicare (sempre alla stessa ditta da anni, ma questa è un’altra storia ora) l’appalto per il servizio di parcheggio a pagamento sul litorale di competenza si troverebbe nell’imbarazzante situazione di esser privo di una certificazione fondamentale, cioè del nulla osta del comune di Battipaglia. Questo perché un’area di almeno 6 chilometri, individuata nel capitolato d’appalto come «da P0 a P9» risulta appartenente al “Demanio Usi Civici” di Battipaglia seppur ricadente in territorio ebolitano. Piaccia o meno, questa è la situazione. Allora ci si chiede: se il comune di Eboli non ha ottenuto il nulla osta dell’ente confinante come ha potuto dar luogo ad una gara d’appalto che interessasse quelle aree? E’ proprio questo il punto, lo stesso che l’imprenditore (al quale non è stato risparmiato nulla da questo punto di vista da parte delle amministrazioni succedutesi nel tempo, perfino l’abbattimento di un manufatto prima della pronuncia del Tar) ha messo nero su bianco e consegnato ai carabinieri.

Nomi, date, cifre, pareri (sia delle figure apicali della burocrazia ebolitana sia di quella battipagliese entrambe interessate dalla vicenda) conteggi, norme, non manca nulla nell’esposto depositato dall’imprenditore, che ha individuato con encomiabile determinazione i responsabili dello stato d’illegalità in cui si presenta non Tizio, Caio o Sempronio, bensì un intero ente comunale. In buona sostanza, stando al ragionamento (che, a leggerlo, appare tecnicamente fondato) tutta l’area a ridosso della pineta e, di conseguenza, gli operatori del servizio parcheggio opererebbero fuori dalla legge: la qual cosa appare inconcepibile ove mai qualcuno si decidesse a metter mano al problema, a valle di una querelle che dura da tempo immemore. Ma, si sa, gli organi di controllo a volte sono strabici. Il periodo di riferimento è quello della stagione balneare 2017/18, quella che sta volgendo al termine.

Va anche detto che nell’esposto alla procura esiste un riferimento che potrebbe creare seri imbarazzi, oltre che all’ingegnere Rossi del comune e a un paio di esponenti politici coinvolti, anche al comandante della Polizia urbana di Eboli, il maggiore Mario Dura: infatti l’imprenditore in questione nel luglio scorso si sarebbe presentato nell’ufficio del comandante per invitarlo formalmente a procedere ai controlli di legge del caso, cioè verificare se ci fosse o meno uno stato di illegalità nella gestione dei parcheggi. Dal colloquio sarebbe però emerso un diniego del comandante a farsi carico del problema, la qual cosa incarna un’ipotesi specifica prevista dal codice penale per i pubblici ufficiali. E sarebbe un gran peccato. Vedremo come andrà a finire.
pierre

Peppe Rinaldi

Giornalista

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