AGORA'OmissisCaso Ises: nove “tribunalizzati” senza assistenza

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Al centro le responsabilità del Tribunale dei Minori. Il caso di D.G. deportato a Villa Alba di Cava. Le procure di Napoli e Avellino affondano il colpo e la Cassazione legittima i sequestri preventivi in casi analoghi a quello dell’ex coop di Eboli: a Salerno invece tutto procede a rilento da otto anni. L’Asl blocca 100mila al centro “Tre Torri” di Albanella. 

 

Non c’è solo la procura della repubblica di Salerno: anche il tribunale dei minori rischia di essere risucchiato nella spirale delle responsabilità che saranno addebitate in capo a persone fisiche. Al di là della buona o mala fede dei singoli soggetti coinvolti. 

Se è vero che gli uffici inquirenti pur essendo a conoscenza da nove anni (sic!) del gran pasticcio dell’ex cooperativa Ises di Eboli, ancora stentano a prendere una pur minima misura sanzionatoria della gigantesca truffa al servizio sanitario regionale, è altrettanto vero che il tribunale dei minori, competente anche in materia di soggetti deboli, svantaggiati o interdetti a vario titolo, abbia giocato una sua parte in questa triste storia.
Tra i circa venti disabili ancora sotto sequestro attualmente detenuti nella Casa del Pellegrino cosiddetta, ve ne sono infatti almeno otto (C.G.; W.D.M; G.D.F, G.E.; R.G; A.P.; F.R.; A.G.; le iniziali dei loro nomi) che risultano “tribunalizzati”, come si dice. Il che significa che è il tribunale dei minori ad averne la responsabilità, l’ente cioè si sostituisce ai genitori, se e quando vi siano, oppure supervisiona l’attività di assistenza di appositi tutori nominati con decreto del tribunale stesso. Il problema è questo: può il tribunale dei minori aver ignorato che per anni questi disgraziati sono stati trattenuti all’interno di una struttura illegale? Ovviamente no. E può il tribunale dei minori, ancora oggi, consentire che questi ragazzi siano bloccati all’interno di un’altra struttura, pur essa illegale nel senso generale del termine, dove l’assistenza sanitaria non ha alcuna copertura legale? No, pur volendo non potrebbe. E come mai quei povericristi stanno ancora nelle mani di non si sa bene chi e che cosa? Qui sta il punto: se il tribunale non ne è informato –difficile- significa che i tutori di questi ragazzi o hanno relazionato scrivendo scemenze/menzogne oppure non hanno relazionato affatto. Il che è grave in tutti e due i casi. Ecco perché, accanto al ventilato esposto alla procura di Napoli e al Csm sulle inerzie degli inquirenti salernitani, potrebbe affiancarsene un altro su analoghe condotte del tribunale dei minori. Fonti accreditate indicano in gennaio l’avvio della procedura sui due versanti. Vedremo.

Prendiamo il caso di un nono tribunalizzato, D.G., un disabile prelevato ex abrupto da due operatori dell’ex Ises e trasferito a Villa Alba, centro di riabilitazione di Cava de’ Tirreni. A parte il neo costituito comitato di cittadini che intenderebbe farlo tornare ad Eboli in quanto il disabile stesso avrebbe manifestato più volte la necessità di vivere in luoghi familiari, c’è da registrare l’ennesimo, rivoltante, balletto delle piccole burocrazie e delle grandi pavidità degli individui che le guidano. Si dice che il ragazzo, affetto da tetraparesi spastica, oltre ad essere interdetto (anche su questo ci sarebbe da approfondire, visto che un incapace di intendere e volere totale, non usa il telefonino, non gira per la città sulla macchinetta ad hoc per lui, non spende nei negozi, etc.) non sia residente ad Eboli e, pertanto, il Comune nulla può fare per lui. Premesso che volendo, anche fosse vera la circostanza della residenza, un Comune può fare moltissimo, come mai nessuno si chiede perché pur essendo stato “ebolitano” per più di due anni come la legge richiede (il Dpr n.223 del 30/5/1989) costui non abbia la residenza? Risulta invece che abbia un tutore, quindi si presume che questi abbia provveduto a curare gli aspetti del caso, altrimenti che tutela è? O la tutela si intende soltanto nella gestione di un libretto postale dove i soliti beninformati dicono ci siano (o dovrebbero esserci) diverse migliaia di euro frutto del contributo sociale di cui D.G. gode? Il tribunale dei minori ha convocato questo tutore per capire come stiano le cose? Difficile crederlo perché se l’avesse fatto sarebbe venuto a conoscenza del contesto di illegalità in cui il disabile era lasciato e avrebbe di conseguenza provveduto: a meno che il trasferimento repentino a Cava de’ Tirreni non sia stato proprio dovuto a decisioni del genere, cosa non molto verosimile, almeno al momento. E gli altri oltre a D.G.? E’ evidente che le cose non tornino.

Così come non torna il fatto che nelle Asl Napoli 1, Napoli 3, Avellino e pure in una di Roma, le locali procure abbiano non solo provveduto a stroncare diversi casi come quello dell’Ises (cioè accreditamenti e percezione di fondi pubblici in assenza dei requisiti di legge) ma siano pure andati oltre sequestrando preventivamente e/o definitivamente i beni dei responsabili delle strutture fuori legge. Ad Avellino la procura non s’è fatta intimidire dal nome di un personaggio di peso come la moglie di Ciriaco De Mita, la mitica signora Annamaria, contitolare di una struttura per la riabilitazione, e ha di recente schiaffato sotto inchiesta un gruppo di persone oltre a provvedere giudiziariamente in direzione della restituzione di quanto indebitamente percepito dal centro grazie alla compiacenza della locale Asl. A Napoli idem per un altro paio di strutture, alcune per sforamento dei tetti di spesa altre per aver operato oltre la cosiddetta C.o.m. (Capacità operativa massima). La stessa corte di Cassazione ha lavorato in tal senso riconoscendo la legittimità dei sequestri preventivi azionati da un tribunale su richiesta di una procura (sentenza 2253 del 31 ottobre 2017, presidente Piercamillo Davigo): e a Salerno?

Ultima notizia: l’Ises-bonsai, vale a dire il centro Tre Torri realizzato ad Albanella dal gruppo dirigente che per anni ha gestito l’Ises, pare sia stato bloccato da una recente determina dell’Asl che non gli ha riconosciuto circa centomila euro proprio per sforamento dei tetti di spesa. Un piccolo segnale, certo: manca però il resto, cioè capire come mai dal Distretto sanitario di Eboli nei mesi scorsi e in quelli recenti si continuino a dirottare pazienti in quella struttura, visto che pur essa non sta messa tanto bene quanto a requisiti di legge. Insistono.
dal quotidiano “Le Cronache” del 4 dicembre 2017

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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