OmissisIl carcere che «scoppia» di agenti: 14 guardie e nessun detenuto

https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2016/02/a6f838f0ef99ef2a7fcab07e1231e40e-700x466.jpg

Chiudere quel carcere, le esigenze di razionalizzazione della spesa per il sistema penitenziario ne impongono la soppressione. In molte parti d’Italia conoscono questo ritornello, spesso sacrosanto, con cui l’allora governo dei tecnici del professor Monti avviò l’ingovernabile -e ingovernata- attività di taglio di questo e quel ramo secco tra le carceri disseminate sul territorio nazionale. Chiudere per risparmiare, migliorare il servizio nell’interesse dell’utenza e della collettività: se e quando sia giusto, è giusto.

{source}
<script async src=”//pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js”></script>
<!– Sottotop menu –>
<ins class=”adsbygoogle”
style=”display:inline-block;width:694px;height:90px”
data-ad-client=”ca-pub-5807540174219874″
data-ad-slot=”2846875425″></ins>
<script>
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
</script>
{/source}

Poi succede che te ne ritrovi (almeno) uno chiuso all’italiana, cioè chiuso però aperto: con quattordici agenti a sorvegliare celle vuote perché i detenuti sono stati trasferiti altrove, in virtù proprio di quella scelta governativa che tante lacrime ha diffuso in alcuni distretti penitenziari. 

Siamo a Sala Consilina, sud di Salerno, il carcere è quello storico di via Gioberti, soppresso a valle dell’iter legislativo e amministrativo. Dall’ottobre scorso la struttura contempla però ancora personale in servizio, composto dalle quattordici guardie per i tre turni giornalieri di otto ore, un medico e un pugno di amministrativi: senza nessuno da sorvegliare, eventualmente medicare e soccorrere, né pratiche da istruire o merci da smistare, da circa cinque mesi. E cosa faranno mai? «Le nostre giornate non sono cambiate, svolgiamo regolarmente il nostro lavoro» – ha detto al quotidiano locale La Città uno degli agenti-, distribuendoci in coppia nei tre turni. Al mattino c’è il medico e il personale civile, solitamente siamo in cinque o al massimo sei persone. Di notte ci sono sempre due guardie». Anche senza detenuti? Sembrerebbe di si. In compenso «sorvegliamo i documenti, gli arredi degli uffici e le celle» aggiunge il medesimo testimone.

Saltando ogni automatico rimando all’immagine del vigile nord coreano che governava il traffico di città fantasma, par di capire che il carcere risulti soppresso, i carcerati non ci siano più ma che occorra ancora mantenere sul posto, con tutti gli oneri del caso, quattordici persone per sorvegliare pile di fascicoli e celle vacanti. In Israele avrebbe un senso, a Sala Consilina, pieno Vallo di Diano del Mezzogiorno, forse un po’ meno. Anche la giustizia amministrativa, seppur inconsapevolmente, ci mette del suo. Martedì il Tar Salerno ha negato la sospensiva del decreto di chiusura del carcere emanato dal governo, contro cui s’erano opposti il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Lagonegro (Potenza) e l’amministrazione comunale di Sala Consilina.

I giudici, rinviando poi alla decisione di merito, hanno intanto confermato la scelta del Guardasigilli, sostenendo che vi fossero delle ragioni di natura logistica, legate anche alle condizioni strutturali. «Riaprire il carcere comporterebbe oneri gravosi» -scrivono i giudici- «attualmente la struttura è chiusa e vuota (…) servirebbero interventi igienico-sanitari, la riattivazione di tutte le utenze (che, invece, sembrerebbero in parte ancora attive, ndr) e i servizi indispensabili». Impianto logico, quello dei magistrati, da cui ne discenderebbe una altrettanto logica chiusura vera del carcere, con il personale utilizzato altrove: per ragioni ancora da individuare, in parte legate alle paludi burocratico-sindacali del settore, da mesi quegli stessi dipendenti statali è come se mimassero le precedenti funzioni. Un po’ come se medici ed infermieri andassero al lavoro in un ospedale senza malati. 

A meno di un’ora da Sala Consilina c’è la casa circondariale di Salerno, una di quelle «normali» nella sua kafkiana dimensione: affollamento, disperazione e soprattutto, la cronica carenza di personale. Servirebbero 294 agenti per sorvegliare meno di 500 detenuti, di effettivi ce ne sono 236. Aggiungervi i quattordici di Sala Consilina dando un pizzico di sollievo a tutti, appare, allo stato, operazione troppo semplice. Poco italiana.

dal quotidiano “Libero” del 12 febbraio 2016

Peppe Rinaldi

Giornalista

Leave a Reply