Omissis«D’Alema mette le mani nella m…» Arresti per tangenti nella coop rossa e nel Partito Democratico

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Bisogna spingersi fino a immergere “le mani nella merda” per essere politici meritevoli di attenzione vera da parte dei giganti dell’universo cooperativistico emiliano-romagnolo. Come hanno -testualmente- ripetuto più volte un gip ed un pm della procura di Napoli alle prese con l’ennesima, presunta faccenda di corruzione e politica, appalti pubblici ed interessi personali, partiti politici e attività di lobbing, manette e tangenti: faccenda che, stavolta, pur non essendo indagato colpisce un volto blasonato della politica, quello del lìder Maximo D’Alema. Nel suo primo faccia a faccia con una delle procure più pugnaci d’Italia, quella di Napoli: che, ieri mattina, ha ottenuto gli 11 arresti con cui ha decapitato il vertice di ‘Cpl Concordia’, coop rossa dell’energia e del gas ma tra le più importanti: 440 mln il fatturato dichiarato nel 2013 e poco meno di duemila dipendenti. 

Va a chiudersi così una prima tranche dell’inchiesta sulla metanizzazione di Ischia, nata nell’ottobre dello scorso anno, dalla quale sarebbero poi emersi fatti e circostanze di semi-esclusiva pertinenza del codice penale. Così sembrerebbe dalla lettura dell’ordinanza.

L’accusa contestata è di associazione per delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio, corruzione semplice e corruzione internazionale. Oltre a Roberto Casari, numero 1 della coop per circa 40 anni ma da poco tempo in pensione, sono stati ammanettati Giuseppe Ferrandino, conosciuto in Campania con l’originale diminutivo di Giosi”, sindaco democrat di Ischia, in precedenza di Casamicciola, piccolo comune isolano sebbene per Forza Italia, oggi primo dei non eletti Pd alle europee del 2014, che avrebbe incassato una “stecca” da 330 mila euro sotto forma di falsa convenzione per il suo albergo e l’assunzione del fratello nella coop; Nicola Verrini, direttore commerciale della cooperativa e Francesco Simone, ‘consulente’ della Concordia, considerato figura centrale. Un dirigente comunale ischitano (dell’ufficio tecnico) è finito ai domiciliari mentre altre due persone sono state raggiunte da una misura cautelare attenuata, il classico obbligo di residenza. Carcere anche per Maurizio Rinaldi, presidente di “Cpl Distribuzione” controllata di Concordia. Riepilogando: otto persone in carcere e tre ai domiciliari.

Secondo i magistrati napoletani i manager della coop avrebbero fatto «sistematico ricorso ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali»: il terreno comincia a farsi scivoloso, questa indagine incrocia il cuore dell’attività giudiziaria su più vasta scala, quella incentrata sulla lotta al crimine organizzato. C’è da attendersi, per chi conosce l’aria che tira in certi ambiti, nuovi traumatici provvedimenti. Infatti Roberto Casari è indagato anche dalla Dda per concorso esterno in associazione mafiosa. Se si considera che a tirarlo in ballo sia stato addirittura un ex capo vero del clan dei Casalesi, Antonio Iovine (alias ‘o ninno) sorta di pari grado del super boss non pentito Michele Zagaria, si comprende pure il livello toccato dagli inquirenti e la piega che potrebbe prendere l’inchiesta.

Tira proprio una brutta aria. Come quella che sta ammorbando Massimo D’Alema, nero in volto ieri sera a Salerno dove ha partecipato ad un’iniziativa per l’area riformista del Pd. In una delle intercettazioni agli atti Francesco Simone, parla di lui sottolineando la necessità di «investire in Italianieuropei dove D’Alema sta per diventare Commissario Europeo» in quanto «D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose». Eccola che torna.

Sarebbe anche emerso che la coop acquistò «alcune centinaia di copie dell’ultimo libro» di D’Alema «nonché alcune migliaia di bottiglie del vino prodotto da una azienda agricola riconducibile allo stesso D’Alema». Il gip lo sottolinea più volte definendo questa vicenda «significativa». La Cpl avrebbe anche sponsorizzato la presentazione del libro di D’Alema “Non solo euro”, fatta ad Ischia nel maggio 2014, con l’interessamento del sindaco Ferrandino. Sempre a Ischia e poche ore prima del marito, «la moglie di D’Alema ha presentato la sua produzione di vini». Di questo vino, la Cpl ne ha acquistate 2.000 bottiglie. Dice Simone: «Confermo che la Cpl ha acquistato 2.000 bottiglie di vino prodotte dall’azienda della moglie di D’Alema, tuttavia posso rappresentarvi che fu D’Alema in persona, in occasione di un incontro casuale tra me, lui, il suo autista e il presidente Casari, a proporre l’acquisto dei suoi vini». Il gip annota: «Visto il prezzo pagato per ciascuna delle bottiglie acquistate (non si trattata sicuramente di un prodotto da somministrare in una mensa aziendale), si tratta evidentemente di un’altra delle eccezioni cui faceva riferimento lo stesso Simone nel parlare dell’acquisto di libri».

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 31 marzo 2015)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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