ARCHIVIOCamere di Commercio e aziende speciali/6: i malanni del direttore

admin05/09/2014
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falsicertificatimedici

Le regole hanno un senso in quanto rispettate. Da tutti. Poi il mondo va come va, questo è chiaro, nessuno inarca il sopracciglio né agita l’indice per additar chicchessia. Ma se il mondo va come va, va pure che capiti che qualcuno giudichi attraenti, sotto il profilo giornalistico, le mille notizie emergenti dall’universo integrato ‘Camera di commercio di Salerno/ aziende speciali’. Insomma, il succo delle nostre precedenti tappe dell’inchiesta.

 

L’ultima volta ci siamo lasciati con il racconto del “Papocchio” dell’uomo forte di Intertrade, il direttore Innocenzo Orlando. Come spesso accade, i ‘boiardi’ contano più dei presidenti, eletti o meno che siano, che potrebbero pure, in linea teorica, ignorare ciò che accade. Potrebbero. Vale per la presidenza di Intertrade come per il capo della giunta Cciaa che quella azienda speciale ha generato: attivi o passivi che siano stati nell’evoluzione e nella dinamica della gestione del danaro degli imprenditori (che è pubblico -ripetiamo- in quanto regolato dalla legge che impone il balzello annuale a tutti), un problema di vigilanza si pone in ogni caso. E non sembra affare da poco. Si vedrà.

Il leader di Intertrade -ricordiamo che quest’azienda ha creato un buco nel bilancio della Camera di Commercio che va dai 4 ai 6 milioni di euro per decine di progetti incagliati, cioè crediti inesigibili- non avrebbe all’origine solo il vizio di una delibera strana e un’iscrizione ancor più strana nell’elenco dei Segretari generali delle Camere di commercio, così come abbiamo raccontato nell’ultima puntata. Ci sarebbe ancora dell’altro. Ad esempio: certificati di malattia senza esito e certificati medici e scontrini per rimborsi spese incompatibili. Cioè? Molto semplice. La legge dice che tutti i lavoratori devono sottoporsi a visite mediche, obbligatoriamente, se non le superi o non ti sottoponi ad esse non puoi neppure presentarti sul posto di lavoro (D.lgs. 81/08). Giusta o sbagliata che sia, è la legge, tutti dobbiamo rispettarla. Anche i vertici delle aziende speciali. Ora il 17 febbraio 2009, il dottor Federico Ansalone, specialista in medicina del lavoro, scrive a Intertrade (allora vice diretta da Orlando ma guidata dallo storico segretario Rusticale) lamentando una specifica circostanza: «Alla data odierna risulta privo del giudizio di idoneità il dipendente Orlando Innocenzo il quale, benché più volte invitato per essere sottoposto a Sorveglianza sanitaria, non si è mai presentato. Pertanto la Sv, ai sensi di legge, deve escludere il predetto da ogni mansione che possa comportare rischi per la salute e la sicurezza». Ne sarebbe dovuta discendere almeno una sospensione del dipendente refrattario al principio di uguaglianza. Non sarebbe mai avvenuto nulla di tutto questo, agli atti dell’azienda non c’è alcun provvedimento consequenziale. E, per società che muovono danaro pubblico, non è proprio un vicenda minore.

Come di sicuro non lo è la seconda storia che narra come il direttore Intertrade fosse malato e necessitasse di riposo. Cose che capitano a tutti. Ora, se al datore di lavoro si esibisce un atto ufficiale sottoscritto da un medico abilitato all’esercizio della professione che dice che sei malato e che devi stare a casa per tre giorni, come è possibile che il secondo di questi giorni io presenti al mio datore di lavoro uno scontrino per farmi rimborsare delle spese, tra l’altro anche miserabili per natura ed importo?

E’ andata così, a giudicare dai documenti visionati: il capo di Intertrade il 18 dicembre del 2006 -secondo il medico Asl Gerardo Boccardo, di Pellezzano ma con studio in via Madonna di Fatima a Salerno– protocolla a Intertrade una certificazione secondo cui Orlando non può recarsi al lavoro e, pertanto, necessita di giorni 3 (tre) di riposo e cure a partire dal 18/12/2006. Dinanzi alle cure e al riposo si alzano le mani per chiunque, figuriamoci per un soggetto rispettabile (tale per noi rimane Orlando, al di fuori del suo ruolo pubblico, fino a prova contraria) con profilo formale in regola. Senonché, come si dice, il diavolo fa le pentole ma scorda spesso i coperchi. Già, perché il 20 dicembre del 2006 il direttore Intertrade chiede un rimborso spese alla società di euro 10,50: che è una cifra imbarazzante già a raccontarla, specie se si considera che si riferisce ad un rimborso per un parcheggio a Napoli (lo scontrino, infatti, è della “Napoli Park”, ricevuta n. 0274/0016/00703 del 20/12/06 ).

Si dirà: era andato a farsi curare, mica c’era scritto sul certificato medico che non deve uscire di casa? Premesso che i certificati vengono scritti apposta in un certo modo (e non solo i certificati medici), tutto diventa possibile, anche che fosse andato a Napoli per visite specialistiche. Ma, allora, perché chiedere il rimborso a Intertrade se si trattava di una vicenda privata? Se chiedono 10 euro quando è del tutto inimmaginabile cosa accade con gli altri rimborsi? Per molto meno sono caduti governi e amministrazioni locali, qualcuno s’è fatto perfino il carcere (che sarebbe poi l’altro lato di questa metastasi della burocrazia italiana) per non dire poi altro.

Ora, se ciò accade per bazzecole -apparenti- cosa c’è in quelle decine di faldoni che riguardano le cosiddette “Attività istituzionali”? Come cantava qualcuno: lo scopriremo solo vivendo. (5-continua)

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del salernitano” del 5 settembre 2014)

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