ARCHIVIOCompravendita senatori, punto per il Cav: non è più contumace. E al processo di Napoli arriva Lavitola

admin13/02/2014
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De Gregorio Lavitola 

 Continua il processo a Silvio Berlusconi e Valter Lavitola (a destra nella foto) ex direttore dell’Avanti, per la così detta compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi del 2008: una caduta che, in realtà, fu causata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che al Guardasigilli Mastella arrestò addirittura la moglie. Ma la procura di Napoli la vede diversamente. 

Il senatore comprato all’origine era soltanto uno, cioè Sergio De Gregorio (a sinistra nella foto) peraltro passato dall’Idv al Pdl almeno un paio d’anni prima. Poi sono diventati, in corso d’opera, una decina originando procedimenti paralleli e nessuno può escludere che non ne spuntino fuori altri. Si tratterebbe di parlamentari di area «finiana» (nel senso dell’ex leader Fini) che durante la seduta del parlamento del 14 dicembre 2010 evitarono la caduta di Berlusconi, che sopravvisse all’ennesima imboscata per tre voti. Perfino chi votò per «Ruby nipote di Mubarak» sembra finito nella lista acquisita dai finanzieri su ordine degli inquirenti.

Quindi, ricapitolando: sia che qualcuno sia passato da sinistra a destra, sia che altri deputati abbiano mantenuto in vita un governo, per la procura di Napoli si conserva plausibile l’ipotesi del delitto e della sanzione penale applicabile all’esercizio dell’attività politico-parlamentare disegnata dalla Costituzione, in quanto viziata ab origine dalla mercificazione della decisione. Sono stati tutti quanti corrotti con utilità varie, chi danaro, chi altro.  

Il rito partenopeo, incarnato da pm certo non sconosciuti al grande pubblico (uno di essi, H.J. Woodcock, è in procinto di passare dalla procura ordinaria all’antimafia), ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. 
In aula ieri c’era anche Lavitola, stritolato da una lunga detenzione, difeso dall’ex deputato Pdl Maurizio Paniz. Niccolò Ghedini, legale del Cav col penalista Michele Cerabona, hanno tentato di fare il loro mestiere impugnando la scelta di dichiarare contumace Berlusconi per un vizio di notifica: l’ex eroe di Mani Pulite, Di Pietro, in aula con la toga d’avvocato di parte civile per conto del partito «truffato», cioè l’Idv, ce l’ha messa tutta per evitare il blocco della macchina processuale considerando escamotages della difesa ciò che invece è sostanza giuridica: cioè la correttezza della notifica agli imputati. Alla fine in serata il tribunale revoca la contumacia che pure in un primo momento era stata proclamata.

Il Senato pure s’è costituito parte civile dopo la scelta dell’attuale presidente, mentre Romano Prodi ha fatto sapere tramite Michele Santoro che non farà altrettanto: «E’ stata offesa l’Italia intera, mica solo il Senato». 
E’ il calendario delle udienze ciò che rende meglio l’idea: in 24 ore due già si sono tenute, la prossima è lunedì 17, le altre a venire secondo analoga tempistica. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 13 febbraio 2014)

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