ARCHIVIOL’appalto per la Reggia di Venaria alla coop rossa, arrestato ex sovrintendente

admin11/10/2013
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Torino Reggia Venaria

Ci sarebbe pure il restauro del «balcone di mammà» a Napoli, tra le ragioni che quattro giorni fa hanno spinto la procura di Torino ad ammanettare cinque persone per presunti appalti truccati alla Reggia di Venaria (foto). Savoia e Borbone, stavolta, non c’entrano nulla. C’entrano, invece, le utilità ricevute dall’ex sovrintendente Francesco Pernice, al vertice del consorzio della «Versailles piemontese», la cui madre vive ancora nel capoluogo campano. 

Un «favore» di natura personale contestato dagli inquirenti all’alto funzionario in ragione dell’aggiudicazione di una delle gare per la valorizzazione del sito in capo ad una cooperativa specializzata della Campania, la “Edil Atellana”. Un sodalizio altamente specializzato che si occupa del recupero architettonico dei monumenti e che conta 258 soci: una sorta di modello analogo a quello delle coop rosse dell’Emilia e della Toscana, con importanti opere realizzate a Ravello e a Nocera Umbra e che, al pari di tutti, sconta le medesime difficoltà legate alle congiunture economiche disastrose degli ultimi tempi. La società avrebbe infatti avanzato richiesta di concordato preventivo al tribunale di Santa Maria Capua Vetere dopo che, per anni, ha rappresentato uno dei modelli più avanzati di cooperazione dell’intero Mezzogiorno. Il particolare, significativo, del restauro della terrazza materna del responsabile ufficiale delle gara per il sito, lo ha riferito ieri l’edizione napoletana del Mattino.

L’inghippo si concretizza a cavallo tra il 2011 e il 2012 quando un geometra della cooperativa (finito in manette pure lui) si imbatte nell’avviso di gara per il restauro della Venaria: un appalto da 10 milioni di euro, cifra non esorbitante che potrebbe dare una boccata d’ossigeno al gruppo. Si mettono in moto -secondo gli inquirenti- i soliti meccanismi, dispiegati sull’asse Caserta (la Edil Atellana è di Orta di Atella, un paese della provincia) Napoli e Torino. A capo del consorzio* della Venaria c’era, appunto, l’ex sovrintendente dei Beni architettonici del Piemonte Francesco Pernice, allo stato ancora in carcere con altri quattro coindagati.

I contatti di Pernice erano fitti con un vecchio capocantiere, un esperto mastro decoratore della Campania, Francesco Della Rossa, di Sant’Arpino, paesino del casertano diventato col tempo presidente della coop, carica lasciata un mese fa circa. Cioè prima degli arresti. Le intercettazioni delle telefonate avrebbero consentito ai pm della procura torinese di stringere il cerchio ed acquisire le informazioni utili a completare l’impianto accusatorio: nello specifico, oltre alla «terrazza di mammà» a Napoli, ci sarebbero pure alcuni lavori di carpenteria e tinteggiatura nella propria abitazione di Torino. Che i magistrati inquirenti, confortati dalla decisione del gip Loretta Bianco, hanno qualificato come ulteriore contropartita per la (presunta) manomissione delle cinque gare ad evidenza pubblica, una delle quali effettivamente aggiudicata alla Edil Atellana. Ci sarebbe, infine, un altro filone, relativo alla presunta «sistemazione» del figlio ingegnere di Pernice in un’altra coop vincitrice di una gara, ma proveniente da Firenze.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” dell’11 ottobre 2013)

 

*L’ufficio stampa della reggia ha sottolineato un’imprecisione: a capo del consorzio non è Francesco Pernice ma il dottor Fabrizio Del Noce. Proprio ieri l’ente ha disposto la revoca di Pernice da ogni incarico rivestito all’interno della struttura.

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