ARCHIVIORomeno ubriaco e senza patente travolge e uccide un militare

admin09/08/2013
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ambulanza barella

La patente gli era stata ritirata perché l’avevano beccato a guidare sotto l’effetto dell’alcool dopo aver provocato un incidente. Ieri ci è ricascato. Solo che stavolta -come ogni volta che non si va alla radice del problema- c’è qualcuno che ci rimette la vita.

 

Stiamo parlando del tragico incidente verificatosi ieri intorno a mezzogiorno al km 24 della via Salaria, nel punto in cui attraversa la città di Monterotondo, provincia di Roma.

Lucian Manole, 45 anni, rumeno, sfreccia a velocità sostenuta a bordo di un’Opel Astra in un punto in cui oltre i 50 km è vietato circolare: come risulterà dai rilievi fatti dai carabinieri subito accorsi sul posto, l’uomo presentava un elevato indice alcolemico nel sangue, di gran lunga superiore alla norma. Tanto ubriaco, cioè, da non accorgersi che un’auto lo precedeva. Infatti con la propria tampona quella di una signora del posto che girava per fatti suoi, la quale finisce sulla carreggiata in direzione contraria centrando in pieno Gianluca Giacci, 49 anni, maresciallo dell’esercito in servizio presso il Comando militare per la Capitale a Roma. L’uomo muore immediatamente per il violento impatto, mentre l’auto del rumeno continuava la sua corsa, coinvolgendo un quarto veicolo fermo alla destra della sua carreggiata.

Ora Lucian Manole è rinchiuso nel carcere di Rebibbia dopo esser stato ammanettato per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza alcolica dagli uomini del capitano Martinelli, comandante della compagnia di Monterotondo che conduce le indagini sul caso. Per questa mattina saranno resi noti anche gli esiti degli approfondimenti volti a capire se il precedente episodio in cui il rumeno si trovò coinvolto, avesse le medesime caratteristiche di questa tragedia di età agosto. La qual cosa, se appurata, riapre la questione delle «labilità» delle leggi e, in particolare, della loro applicazione ai casi concreti. Se fosse confermato con certezza assoluta (cosa sempre possibile) che il rumeno ancora fosse in circolazione nonostante avesse già causato drammi e incidenti, per giunta con la patente ufficialmente sospesa, la circostanza non mancherà di scatenare comprensibili polemiche.

Come pure l’altro episodio verificatosi a Roma, l’altra notte, tra il 6 e il 7 agosto. Protagonisti, anche stavolta, tre cittadini rumeni che, dopo aver tamponato l’auto di un italiano, scendono dalla propria e lo massacrano di botte. Siamo in via Giorgio Perlasca, zona Prenestino. I fatti sarebbero andati in questo modo: il guidatore tamponato ha provato a chiamare i soccorsi ma il telefono gli è stato strappato di mano dal trio di rumeni, nel frattempo scesi dalla loro auto.

A quel punto scatta una brutale aggressione, talmente violenta da provocare al malcapitato la frattura della mandibola. Dopo il raid, i tre lo abbandonano sul posto tramortito e ricoperto di sangue. Il 113, fortunatamente, era stato già allertato da qualcuno. La sala operativa della questura di Roma manda subito una volante, che riesce a rintracciare i tre balordi in fuga. I quali cercano di ripetersi, aggredendo perfino i poliziotti: ma va loro male e vengono ammanettati.

Tutti e tre sono risultati ubriachi, privi di patente e a carico di uno di uno sono emersi anche precedenti. La vettura usata invece, secondo gli archivi informatici, è intestata a un loro connazionale, titolare – almeno sulla carta – di alcune centinaia di veicoli, «dettaglio» su cui le indagini continueranno certamente.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 9 agosto 2013)

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