ARCHIVIOMense pagate ma niente cibo: a Napoli la scuola è alla frutta

admin03/11/2012
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De Mag- Freddom Flotilla

A Napoli 45mila bambini, tra elementari ed asili nido, continuano a non avere il servizio di mensa scolastica: in Comune hanno combinato un pastrocchio a metà fra il dilettantismo politico e il solito stagno burocratico. In compenso, la città vanta un bel registro per le unioni civili delle coppie eterosex, bisex, omosex e transex, una cosa che fa molto trendy e, almeno per un po’, ti mette al riparo dalle isterie del primo Grillini che passa.

 

A Napoli decine di asili e scuole materne sono senza copertura assicurativa perché non c’è un centesimo da versare all’Inail e alle compagnie assicuratrici: in compenso, è stata fatta una bella colletta, perfino durante un consiglio comunale, per dare una mano alla nave “Estelle” di Freedom Flotilla, in pratica ai «razzisti» (nel senso di lanciatori di razzi) di Hamas (foto). Vuoi mettere il valore di un cornicione che cade in testa a tuo figlio con la «lotta di liberazione dei palestinesi dall’oppressione sionista»? E poi «Napoli riconosce lo Stato della Palestina» ha detto il sindaco più volte. Napoli è diventata uno Stato e nessuno lo sapeva.



La scuola è cominciata da due mesi circa   e molti studenti stanno sperimentando una specie di «sindrome da sussidiario ignoto»: cioè non sanno quali libri adoperare perché l’amministrazione paga sempre più in ritardo i buoni scuola, oltre al fatto che molte nomine dei docenti viaggiano a rilento. In compenso, la città aderisce alla «Rete dei rifiuti zero» dello scienziato Paul Connett, colui che immagina il mondo nuovo come un gran ritorno collettivo al mesozoico. In attesa che un milione e passa di abitanti smettano di comprare, inscatolare, mangiare o scartare alimenti (a Napoli?) la spazzatura se ne va in crociera in nord Europa. Pagando, s’intende, mica facendosi pagare. 
Sia chiaro, la città ha 1,5 miliardi di euro di debiti e la cosa non può imputarsi a colui che pronunciò un memorabile «Ciao Al», rivolto a Pacino. De Magistris non ha la responsabilità dei disastro finanziario perché sta lì da poco. Lavora come un forsennato, gira come una trottola e questo gli va riconosciuto. Ma ogni giorno che passa la sua «colpa» aumenta mentre si riduce quella dei suoi predecessori, specie quando rincorre lo scemenzaio terzomondista (che non è «a costo zero») ad uso e consumo di minoranze ora benestanti, ora fuori dalla realtà, ora tutt’e due le cose.

Mentre Libero va in stampa è in corso una riunione tra sindaco e maestre di nomina comunale ancora in attesa della chiamata ufficiale dopo aver minacciato l’altro giorno l’occupazione della stanza della presidenza del consiglio: il 10 agosto il sindaco aveva promesso loro che avrebbe fatto di tutto. Per ora c’è una delibera di giunta. Come per le mense delle elementari: il servizio doveva partire il 5 novembre – e non il primo giorno di scuola come di regola- poi le carte si sono ingarbugliate e non si sa da quali corna prendere il toro dell’appalto. Chi ha paura di firmare di qua (comprensibile, un pm alla De Magistris spunta sempre) chi di là, chi interpreta la legge in un modo, chi in un altro. Sta di fatto che i bimbi a scuola non mangiano e i genitori sono sul piede di guerra: specie dopo che, avendo pagato le rette del periodo trascorso, si sono visti chiedere l’anticipo di quello a venire.

La giunta prova a correre contro il tempo ed ora, si apprende, il servizio non partirà prima del 15 novembre. Sempre che si riesca a trovare un dirigente disposto a firmare: e magari un sindaco che ne scaraventi giù dalla finestra qualcuno.


Morale: no problem, perché Napoli, in compenso, ha dato la cittadinanza onoraria a Salvatore Borsellino.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 3 novembre 2012)

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