ARCHIVIOCamorra: preso un fiancheggiatore di «Franchino ‘a belva»

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Matrone_Franco_arresto

SALERNO- Un gommista di 59 anni, cugino di primo grado del superlatitante Francesco Matrone (nella foto al momento dell’arresto) catturato lo scorso venerdì 17 agosto, è stato arrestato con l’accusa di aver consentito la latitanza del boss durata cinque anni. L’uomo, Pasquale Matrone, è stato ammanettato dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Salerno, coordinati dalla Procura di Salerno, a Poggiomarino.

 

Le indagini, avviate in seguito alla cattura di Matrone detto ‘Franchino la belva’, destinatario di due ergastoli e inserito nell’elenco dei 9 latitanti più pericolosi d’Italia, sono state finalizzate a individuare e smantellare l’intera rete dei fiancheggiatori che hanno aiutato l’ex primula rossa della camorra. Pasquale Matrone, arrestato all’alba, è destinatario di un decreto di fermo, emesso dalla Dda salernitana. L’accusa a suo carico è di aver, con Gerardo Iuliano arrestato il 17 agosto, aiutato il latitante assicurandogli assistenza e fungendo da collegamento con familiari del boss favorendo i loro incontri. I cugini Pasquale e Francesco Matrone condividevano, tra l’altro, la passione per l’attività venatoria e la cinofilia. In numerose occasioni Pasquale era stato osservato dai carabinieri mentre si recava dalla moglie del latitante consegnandogli abbigliamento, in un’occasione un cucciolo di cane setter e altri regali riconducibili al ricercato.
I dati investigativi hanno confermato il ruolo di primissimo piano di Pasquale Matrone – informa l’Arma – nella gestione dei rapporti tra la famiglia e il latitante. La sua officina, secondo l’accusa, era un luogo di aggregazione non solo per i parenti, ma anche per gli amici che fiancheggiavano il boss. Proprio all’interno del locale i carabinieri notarono, per la prima volta, la moto Honda Transalp 700 rinvenuta al momento dell’irruzione nell’abitazione del latitante coperta da un telo, così come non passò inosservata la presenza dell’operaio forestale Gerardo Iuliano.
L’uomo, infatti, si recò da Acerno a Poggiomarino per riparare un’autovettura: circostanza apparsa inusuale, portando a spingere le ricerche nella zona montana dove poi è stato catturato Matrone. La presenza del figlio del latitante nell’officina del gommista e i contatti dello stesso con l’operaio forestale rappresentavano, per gli investigatori, una vera e propria conferma alle ipotesi che hanno poi portato alla cattura del superlatitante.
(tmnews)

Redazione Eolopress

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