ARCHIVIOConsorzio “Velia”: ecco la «prova» dell’inciucio politico

admin30/07/2012
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Chirico_Franco_nuova

Se qualcuno aveva ancora dubbi sul fatto che fosse la «politica» l’unica veramente interessata a mettere le mani sul consorzio di bonifica “Velia”, dovrà ricredersene leggendo quanto segue. Ricordate l’audizione dinanzi all’VIII commissione regionale del 10 luglio della quale il “Roma” ha fornito ampi dettagli nella puntata del 15 luglio scorso? Bene.

Il presidente della commissione regionale, il consigliere Pietro Foglia (Udc), dopo le solite dichiarazioni di prammatica, in risposta a questo e quello e per fare la tradizionale sintesi che compete a chi presiede un sodalizio qualsiasi, concludeva sostenendo, tra le altre cose, che ” … la Commissione solleciterà la giunta ad adottare i provvedimenti ai sensi dell’articolo 32 comma 1 (legge regionale 4/2003, ndr) perché ne è in gioco il buon funzionamento dell’ente”. L’articolo invocato, precisamente, richiama la possibilità di nomina da parte della giunta regionale di un commissario ad acta quando ricorrano determinate condizioni. Non si riferisce al commissario «generale» dell’ente, materia regolata dai commi successivi ed esclusa durante l’audizione. Ovvio che lo spettro che aleggiava era esattamente quello, cioè far commissariare l’ente come avvenne con Bassolino anni prima (con risultati, usando un eufemismo, non esattamente lusinghieri) ma conta quel che è scritto, come sappiamo, non quello che è sottostante, retrostante o implicito nelle argomentazioni di volta in volta adottate.

La commissione, cioè, prese l’impegno di formalizzare quel tipo di richiesta al presidente Caldoro, Non altro. Del resto, il resoconto stenografico parla chiaro, è sempre possibile consultarlo. Servirebbe -è il senso della discussione fatta in commissione- un commissario ad acta per riuscire ad uscire dall’impasse giuridico-formale, ma di sostanza, rappresentato dalle condizioni di legittimità per la convocazione dell’assemblea consortile. Niente di particolarmente straordinario, cose che capitano in numerosi enti senza che questo significhi alcunché. Che cosa è invece accaduto? Una cosa abbastanza strana, volendo, che a leggerla induce a ipotizzare aspetti «inquietanti» sotto il profilo della verità e/o della falsità delle affermazioni certificate. Due giorni dopo l’audizione, cioè il 12 luglio, Pietro Foglia su carta intesta della commissione che presiede, scrive a Caldoro (e ad un’altra serie di soggetti interessati) andando oltre la deliberazione adottata. Almeno questa è la sensazione che si ricava dalla lettura. Scrive Foglia che «… all’unanimità dei presenti si è deciso di proporre questa risoluzione di indirizzo ai sensi degli articoli 1 e 2 della legge 4/2003…». In buona sostanza chiedeva il commissariamento dell’ente, non limitandosi alle indicazioni sul solo commissario ad acta. Uno scherzetto antipatico, si direbbe. Il punto è che di “unanimità” proprio non si poteva parlare in quanto le voci sono state diverse (tutte stenografate) e le posizioni pure: figurarsi poi se il presidente pro-tempore, Franco Chirico(foto in alto) poteva mai pronunciarsi in tal modo visto che l’obiettivo dell’inciucio è proprio lui. E allora a che gioco giocano nelle commissioni regionali? Il presidente Caldoro ne è informato o, come spesso accade, qualcun altro gli farà correre il rischio di trovarsi immischiato in una bega dai risvolti ancora poco chiari, visto che c’è pure l’interessamento della magistratura in merito ad alcune procedure utilizzate per «scalare» il consorzio? Se c’è un deliberato che parla in un modo, è legittimo procedere diversamente? Vero è che siamo in Italia, dove tutto può accadere, ma almeno raccontarle queste cose non costa nulla.

Va poi aggiunto che in commissione quel 10 luglio erano presenti i tre consiglieri regionali che hanno abbracciato la causa del rovesciamento della guida del Velia: vale a dire Antonio Valiante (Pd), Giovanni Fortunato (Pdl) e Luigi Cobellis (Udc). C’erano poi Donato Pica (Pd) e Rosetta D’Amelio (Pd), tanto per citare i nomi più noti al territorio. Ma i primi tre non risulterebbero membri (salvo nostro errore di lettura) di quella commissione, eppure vi hanno preso parte: unanimità, dunque, considerando anche chi non fa parte di una commissione? E’ possibile? Funziona così? Qualcuno dovrà spiegarlo meglio perché così, sinceramente, non sembra possano funzionare gli organi elettivi in democrazia. Insomma, la prova del maxi inciucio politico, tra l’altro bipartisan, per mangiarsi anche il Velia dopo aver dato ampia prova insituazioni analoghe, l’ha data proprio questo strano carteggio tra commissione e giunta regionale. Sarà Caldoro ora a fare le valutazioni del caso. E, da quanto si racconta nei corridoi di Palazzo Santa Lucia, non faranno molto piacere ai «congiurati» del Velia. Specialmente ora che lo scoglio dell’approvazione del bilancio è stato superato.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Roma” del 29 luglio 2012)

 

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