BazArt“Frammenti Onirici” e la ricerca dell’artista post-moderno

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C’è un’eredità che giace da molti anni in attesa di qualcuno che se la prenda. Una straordinaria, ricchissima, problematica, contraddittoria eredità. Un’eredità che si è andata accrescendo generazione dopo generazione, nel corso di quasi tutto il Novecento, poichè ogni nuova generazione rinnegava sistematicamente il lascito della generazione precedente e, coerentemente, cercava altrove la propria fortuna, attingeva da altre fonti i propri tesori. Così decennio dopo decennio tale eredità cresceva a dismisura. Cresceva e si complicava. Una eredità in cerca di eredi: l’eredità dell’Arte del Novecento. 

Ma più passa il tempo più la faccenda si complica. E certi lasciti rischiano di apparirci oggi inutile (e inutilizzabile) paccottiglia da robivecchi. Lo scolabottiglie di Duchamp si è arrugginito. L’Urlo di Munch riecheggia lontano, sempre più lontano. E il taglio di Fontana vien voglia di ricucirlo credo che oggi, dissolto il miraggio del nuovo a tutti i costi e smaltita la lunga, secolare sbornia delle Avanguardie, uno dei compiti che attende l’artista “post-moderno” sia quello di elaborare un linguaggio, una “koinè”, che attinga a vocaboli, sintassi e regole estetiche e grammaticali di diversa provenienza (meglio se di matrice novecentesca) e che sia in grado di contaminare e possibilmente far conflagrare almeno alcuni degli universi di segni che le varie Avanguardie hanno creato nel corso del secolo scorso e ci hanno lasciato come eredità. Questa mostra nasce dalla volontà dell’incontro, del ricordo, che mette insieme anime diverse che tendono a conoscersi attraverso il linguaggio dell’arte, quel sogno che ogni artista vive giorno per giorno come se il mondo, quello reale, avesse già da tempo accanto un alter ego parallelo, infinito e riconoscibile.

Miriadi di forme trovano la loro origine nelle “Memorie ferite” di un lontano vissuto fra “Sogni infranti” e “Segreti abissi” di una dimensione ormai perduta. Il lungo cammino evocativo dell’artista supera le rarefatte sequenze di una nebulosa mimesi, per entrare trionfalmente in quello stadio tra sintesi e sperimentazione, che vive tra un astrattismo colto e quella sfera irrazionale dell’idea, tesa alla ricerca di un altrove indefinito. Silenti sogni, appena sussurrati, ascoltano il tempo, scandito da logiche armonie dinamiche e vibratili sequenze esecutive sospese tra un equilibrio ideativo e un’arcana e primitiva essenza. Tutto questo ci riporta al concetto di “Altro”, opposto a quello di “Io” come identità, comincia con la filosofia antica e medievale. Teniamo presente Socrate con “Conosci te stesso e realizzati in rapporto agli altri”; Platone, per il quale la vita politica era tesa alla giustizia e al bene comune; Aristotele, per il quale dell’uomo era propria la naturale tendenza ad associarsi e ad entrare in relazione con gli altri. Questo concetto appare efficacemente opposto a quello di Cartesio di un “cogito” unicamente soggettivo. La riflessione filosofica sull’altro raggiungerà l’apice con l’esistenzialismo e Heidegger. 
Il concetto di “persona” non era presente prima del cristianesimo. La persona era il modo con cui i greci definivano la “maschera” del teatro greco e, dunque, quanto mai attuale ai giorni nostri, nel teatro della nostra vita. Platone e Aristotele mettono l’accento sul collettivo, con il cristianesimo l’attenzione si sposta sul singolo che nella definizione cristiana sta per “sostanza individuale di natura razionale”, concetto messo in discussione da quello di morte di Dio in Nietzsche o dalla tripartizione della mente operata da Freud in Psicoanalisi.  Il “diverso” non è solo lo straniero, il folle, il non “allineato”, è uno di questi è l’artista che molte volte rischia l’isolamento.

Riflessioni sintetizzate nel testo a supporto della mostra collettiva di arte contemporanea “Frammenti Onirici”, patrocinata dal comune di Ercolano e dalla proloco.
Esporanno i seguenti artisti: Alfonso Coppola, Andrea Corcione, Enzo Costanzo, Roberto Del Gatto, Aldo Diana, Carmine Di Cicco, Anna Di Maria, Silvio Fabris, Grazia Palomba.

L’evento si inaugura venerdì 17 maggio alle ore 19.00 presso le scuderie di villa Favorita. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 26 maggio 2019. 

 

Giovanni Cardone

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