IN CITTA'OmissisEboli: quegli scioperati della sosta vietata

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Auto in doppia fila, anzi in tripla. Spazi vietati regolarmente occupati, per non dire di quelli dedicati ai disabili, quasi sempre costretti a rinunciare a quel poco che possono fare per consentire ai cosiddetti normali di “prendersi un caffè”, o “scusate, solo un minuto che faccio la spesa e poi la tolgo”. Insomma, caos, anarchia e conseguente invivibilità di una città sempre più vittima del proprio “invecchiamento” strutturale che porta, come ogni invecchiamento, a fregarsene di tutto.

Ecco perché, al di là del dato negativo diremmo fisiologico che accompagna e caratterizza ogni convivenza umana, esistono gli organi di controllo. In questo caso la Polizia urbana. Ora, se è vero che “siamo pochi”, “abbiamo turni massacranti”, “gli straordinari non li pagano sempre” e via elencando il campionario che qualsiasi organo pubblico potrebbe sempre rivendicare, c’è da dire che ad Eboli si assiste da qualche tempo ad uno strano fenomeno: gli ordini di non fare la faccia dura (come si dovrebbe invece) dinanzi a bande di scioperati in attesa del reddito di cittadinanza, che occupano strade, ostruiscono vie e rendono la vita impossibile alla stragrande maggioranza di cittadini “civili”, arriverebbero proprio dai piani alti del comune.
Il comandante (ancora) in carica, Mario Dura, ce la mette tutta per arginare un doppio problema: da un lato ha i cittadini sul groppone che lo perseguitano a causa dell’inciviltà altrui, dall’altro subisce pressioni dai vertici istituzionali per alleggerire il peso delle sanzioni che inevitabilmente conseguono a chi pretende di parcheggiare dentro il salotto di casa o, peggio, stare dinanzi a un bar.

I punti critici li conosciamo e -guarda caso- sono tutti riconducibili ad attività ricreative: via Veneto, via Rosselli, la SS 19 all’altezza di un noto e storico bar, il piazzale antistante la stazione ferroviaria, via Matteotti, via Gagarin, etc. Alcuni vigili urbani passano oltre nonostante ci siano auto in versione Calcutta per strada, o addirittura sorridono dopo aver solo fischiato attendendo che comodamente il cialtrone di turno finisca di sorseggiare birre e caffè ma è altrettanto vero che lo sforzo (dovere?) di molti di loro è visibile. Ma se dai piani alti del comune arrivano indicazioni di non essere “severi” allora è comprensibile che l’anarchia regni indisturbata. Un altro esempio: i commercianti non avevano il divieto di esporre mercanzia su suolo pubblico? Ecco, farsi un giro in città per verificare. E capire.
* dal quotidiano “Le Cronache”  del 12 dicembre 2018

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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