CulturaIN CITTA'Eboli e i SS. Cosma e Damiano, tra fede e culti arcaici

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Sono trascorsi millenni e ancora molti ne passeranno prima che i culti religiosi tramandati di generazione in generazione perdano il loro fascino e soprattutto il significato distintivo di un popolo e della sua identità. L’iconografia classica di Santi e reliquie si mescola alle credenze, ai riti pagani, proliferando in un area come quella salernitana dove le tradizioni popolari sono ancora oggi testimoni di uno stretto connubio tra sacro e profano. 
Nei territori della piana del Sele, ad Eboli, la venerazione dei SS. Cosma e Damiano (26/27 settembre) è un tipico esempio di stratificazione culturale che affonda le radici nella cristianizzazione delle antiche divinità greche, per millenni celebrate sulle sponde del Sele.


Le proprietà taumaturgiche e il soccorrere chi si trova in difficoltà sono caratteristiche attribuite ai due Santi, che la tradizione cristiana identifica come due gemelli vissuti nella seconda metà del III secolo, e che gli storici definiscono come la sopravvivenza del culto pagano dei Dioscuri: “Castore e Polluce, figli gemelli di Giove e Leda, “salvatori di […] molti uomini”, due figure assimilabili a Cosma e Damiano, intesi come medici soccorritori. 

Ma è solo a partire dal XIX secolo che il culto dei SS. Medici ad Eboli prese forma e consistenza. Nel 1892 monsignor Laspro ne costituì la confraternita, in anni in cui in città si riversavano migliaia di fedeli da ogni angolo del Mezzogiorno. Affollavano fino all’inverosimile la piccola chiesa in collina per chiedere o ringraziare i Santi. Giungevano carponi all’altare, molti scalzi, altri in penitenza strisciando il corpo e la lingua sul pavimento, implorando una grazia o espiando un voto. Tempi in cui le mortificazioni corporali esprimevano la fede e contraddistinguevano i costumi.

Tradizioni che il tempo non ha scalfito, sebbene si sia visibilmente ridimensionato l’aspetto folkloristico d’inizio ‘900. Ma ancora oggi a piedi nudi i fedeli attraversano l’ampia navata del Santuario, consacrato nel 1957 e costruito a pochi passi dall’antico luogo con il sudore e la devozione del popolo ebolitano, che partecipò alla sua edificazione posandone ogni pietra, recuperata dal terremoto, e lustrandone le splendide vetrate mosaicate. 

Scalzi e in processione si attraversa poi la città accompagnando le statue dei SS. Medici e la sacra reliquia, un pezzo di stoffa appartenuto ai Santi giunto ad Eboli nel 2003; tra le ali di folla che si accalca lungo le strade si possono ammirare le “cente” (offerte votive composte da cento ceri dalle varie forme, preparate dai fedeli delle diverse frazioni cittadine) e la devozione di quanti nonostante le infermità decidono di partecipare alle celebrazioni. 

Durano un mese i festeggiamenti dei SS. Cosma e Damiano dal 27 agosto, giorno della tradizionale “alzata del quadro”, al 27 settembre, giorno della solenne festività. E mentre per i fedeli si apre il mese dedicato alla preghiera, alle suppliche e ai pellegrinaggi, in città c’è fermento per affrontare quella che sarà la notte più lunga dell’anno: ‘a nottata. 

Nella notte tra il 26 e il 27 settembre una folla di devoti si accalca nel piazzale antistante l’imponente santuario, giunti a piedi o in pellegrinaggio uomini e donne, provenienti da ogni angolo della provincia attendono l’apertura delle porte che segna l’inizio delle S. Messe, che a partire dalle ore 3 saranno celebrate ogni ora fino alle 11 del mattino seguente, quando si darà inizio alla processione cittadina. 

Emanuela Carrafiello

Giornalista

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