ARCHIVIOCamere di commercio e aziende speciali/10: il gioco delle tre carte tra debiti e crediti

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Camera-commercio-salerno

Nella scorsa puntata avevamo raccontato del mistero corrente sulla rotta Salerno-Roma dell’Acai, Associazione cristiana artigiani italiani. Il presidente nazionale dell’associazione di categoria, Dino Perrone, aveva scritto a ‘Cronache’ e al governatore Stefano Caldoro sostenendo di non aver mai saputo nulla di un finanziamento del quale avevamo scritto, erogato in favore della sua associazione di circa 161mila euro. Quel finanziamento per un progetto avviato da Intertrade, l’azienda speciale in house della Cciaa di Salerno, invece c’era stato, tant’è che abbiamo pubblicato due estratti conto che confermavano il passaggio di danaro dall’ente erogatore (la Regione Campania) ai conti correnti Acai accesi presso la Banca Arditi Galati di Lecce, succursale di Salerno. 

In chiusura dell’articolo, poi, provammo un po’ a sdrammatizzare chiedendoci cosa mai avrebbe potuto dire e fare il presidente nazionale dell’Acai dinanzi ad un altro apparente ‘magheggio’ con i soldi. Vediamo.

Alcuni anni fa Intertrade, in collaborazione con l’Acai-Salerno, ebbe finanziati dall’allora ministero delle Attività produttive (Direzione generale per la promozione degli scambi e l’internazionalizzazione delle imprese- Divisione III,  viale Boston, 25-Roma tre) tre progetti per l’internazionalizzazione delle imprese salernitane, cui abbiamo pure accennato nel corso di questo viaggio nel sottosuolo del più importante presidio dell’imprenditorialità provinciale. 
Si tratta di  ‘Inforcraft’ (440.000 euro), ‘Italian food in Europe’ (845.000 euro) e “Quality& Food” (1.007.500 euro). Totale: 2.292.500 euro. 
Un primo inconveniente -diciamo- è la non certa sovrapponibilità tra la documentazione presentata e quella giacente presso la sede ministeriale. Il che, in linea teorica, può significare tutto e il suo contrario, in ogni caso, è un elemento della cronaca meritevole di nota. Da approfondire, poi,  se le aziende formalmente presenti negli elenchi abbiano partecipato al progetto o ne fossero informate: non sempre, purtroppo, è avvenuto e non soltanto nel caso dell’azienda speciale della Cciaa salernitana.

Ma ciò che colpisce, analizzando la documentazione, è un altro ‘dettaglio’ contabile. Soldi che appaiono e scompaiono in un arco temporale non sostenibile: se nel mio bilancio c’è scritto che ho saldato il debito nei tuoi confronti tu, nel tuo, non potrai scrivere che quei soldi non siano entrati. A meno che ci siano ragioni, che sfuggono. Per sbloccare il contributo finanziario netto di circa 688mila euro (il ministero riconosce il 30% sul totale del finanziamento, il resto dovrebbero mettercelo l’Acai o altri finanziatori) l’Acai doveva presentare fatture quietanzate.  Gira che ti rigira, tra le carte spunta una liberatoria amministrativo-contabile di Intertrade, indirizzata all’Acai Roma e firmata dall’attuale direttore della società in house, Innocenzo Orlando, con la quale si attestava che l’Acai aveva regolarmente pagato, il 29 dicembre 2003, fatture per 440mila euro -precisamente, le numero 52-53-54-55-56-57-58 e 59- e non 668mila dopo la rideterminazione degli importi finanziati. Cose che succedono. Ma dov’è la notizia? Esaminando il bilancio Intertrade, alla voce contabile ‘502.0007 Acai’ al 31/12/2003 ritroviamo ancora quel credito di 440mila euro. Ma non era stato tutto saldato due giorni prima, cioè il 29 dicembre come attestato al ministero? Osservando lo stesso conto/mastro “502.0007 Acai (Lex 1083/54)” si rileva dunque che il primo gennaio 2004 (Capodanno) il credito di Intertrade nei confronti di Acai di 440mila euro è lì e che, in seguito, appare una voce di assestamento (com’è noto si fanno – motivandoli- nell’esercizio successivo) per 386mila euro, residuando come credito soltanto 54mila euro. Ma l’allora funzionario Orlando non aveva attestato che le fatture erano state tutte incassate? Come se ne esce, allora, da questo piccolo labirinto di soldi che vanno e vengono? Basterebbe verificare l’istruttoria giacente a Roma presso il Map (attuale Mise), molto semplice. 

Come s’è visto, si tratta di progetti abbastanza datati, ma nulla induce ad escludere che l’andazzo si sia replicato nel corso di questi anni: a giudicare dal livello di “monitoraggio” dei vari organi è plausibile sospettarlo. Salvo prova contraria.
Il giro di soldi che abbiamo in qualche modo raccontato meritava ‘questo minimo’ di attenzione per ragioni già altre volte richiamate: i soldi del contributo annuale che le imprese salernitane sono obbligate a versare (e che il governo ha tagliato: va qui notato che una delle poche, se non l’unica Cciaa ad aver protestato in Italia sia stata proprio quella di Salerno) è danaro pubblico; i fondi europei o statali erogati per questo e quello, pure danaro pubblico è. Non dovrebbe esserci molto da aggiungere se non che c’è perfino una sentenza ad hoc del Consiglio di stato (la 6211 del 24/11/2011, VI Sezione) che fa chiarezza, sia sulla natura di una Camera di commercio, sia su quella delle aziende speciali collegate. Eccone il passaggio fondamentale: «…le Camere di commercio sono enti pubblici dotati di autonomia funzionale, che entrano a pieno titolo, formandone parte costitutiva, nel sistema dei poteri locali secondo lo schema dell’art. 118 Cost., diventando anche potenziali destinatari di deleghe dello Stato e della Regione; tanto vale anche, ex art. 1, co. 5, l. n. 580/1993, per le Aziende speciali costituite dalle Camere di commercio. Ne discende che l’organo strumentale da quelle creato (Azienda speciale) rientra del pari nella categoria dell’ organismo di diritto pubblico». 
E’ più chiaro adesso? (10-fine. Le precedenti puntate sono uscite il 3/22/24/27 e 28 agosto e l’1/5/16/25 e 28 settembre 2014)

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 5 ottobre 2014)

Redazione Eolopress

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