ARCHIVIOCamere di commercio e aziende speciali: quando i dipendenti sono «d’oro» bucano i bilanci

admin22/08/2014
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Camera-commercio-salerno

Vuoi vedere che almeno quella sulle Camere di commercio Renzi l’ha indovinata? Cioè: non è che il premier, fra le tonnellate di chiacchiere con cui sta sfamando tre quarti d’Italia e almeno altrettanti mezzi di informazione, abbia fatto la cosa giusta decidendo la riduzione dei contributi a carico degli iscritti alle Cciaa? 

 

Senza addentrarci nell’iter legislativo sottostante, che prevede tappe specifiche per l’abbattimento del balzello (si parla di una riduzione progressiva che parta dal 25% immediato, divenendo poi del 35% dall’anno prossimo fino al 50% nel 2016), a giudicare da come tengono in ordine i conti a Salerno, verrebbe da pensare che il presidente fiorentino non abbia tutti i torti: dinanzi a certi numeri «affamare la bestia» (copyright Ronald Reagan), cioè chiudere i rubinetti delle erogazioni, potrebbe essere una soluzione per evitare continue emorragie di soldi. Insomma, la solita storia.

Osservando il bilancio 2013 della Cciaa di Salerno sembrerebbe tutto in ordine: se però i conti delle aziende speciali non li consideri alla stregua del resto, è ovvio che le cose tornino formalmente, non apparendo alcuna stranezza. Per la verità, questi maneggi attorno ai numeri dei bilanci societari si chiamano diversamente nelle altre sfere della funzione pubblica italiana. Ma lasciamo stare, almeno per ora. 

Il guaio, diciamo, sono le famose aziende speciali che, nel caso di Salerno, si chiamano ‘Polaris’, ‘Intertrade’ e ‘Jurimpresa’. Ma cosa sono, a cosa servono, chi le ha inventate? In linea generale le aziende speciali sono società vere e proprie che appartengono alle Camere di commercio e da queste dotate del capitale d’impianto iniziale (cioè, ci mettono i soldi). Sono, pertanto, soggette ai poteri d’indirizzo, coordinamento e vigilanza da parte della Camera e sono costituite come ‘organi camerali’ a tutti gli effetti in base alla legge (art. 32 del R.D. 20 settembre 1934, n. 2011 e art. 2, comma 2 della L. 29 dicembre 1993, n. 580), quindi giostrano soldi pubblici anche loro. Operano secondo le norme del codice civile -per quanto applicabili- e sono dotate nei confronti delle Cciaa di autonomia amministrativa, contabile e finanziaria. Il bilancio preventivo e il conto consuntivo -il cosiddetto bilancio di esercizio- sono deliberati dal competente organo amministrativo dell’azienda per esser poi sottoposti all’approvazione del consiglio camerale, quali allegati al bilancio della Camera. I contributi previsti a loro favore sono definiti in relazione alle attività gestionali attuate e liquidati in base alle esigenze finanziarie dell’azienda. Questa è la regola, cui tutti devono attenersi, da Trento a Trapani, da Lecce ad Aosta, da Palermo a Bolzano. Quindi anche a Salerno. 
E’ così? Non sembra. Come mai? Questo è il tema. E’ intervenuto qualcuno a risolvere questo inghippo visto che si tratta di atti pubblici che impegnano soldi pubblici? Meglio evitarci risposte su questo terreno per non incorrere in gratuiti fastidi, ma dovrebbe esser chiaro a chi legge.

Cominciamo con l’azienda speciale “Intertrade”, soggetto nato con lo scopo (la chiamerebbero “mission”) di internazionalizzare le imprese salernitane. Più in là vedremo pure come l’abbiano fatta questa internazionalizzazione, quanti soldi abbiano speso e soprattutto con quale meccanismo e chi ci ha guadagnato.
In un contesto così descritto opera dunque questa società, che “è” della Camera di commercio di Salerno: il punto è che, nonostante sia tale, nei bilanci camerali del relativo documento integrativo non v’è traccia. Pertanto, se per ipotesi la Intertrade -ma vale per tutte- fosse in bancarotta, la Cciaa di Salerno potrebbe far finta di niente ignorando la cosa finché possibile sul piano contabile-amministrativo, scaricando poi la rogna sui prossimi amministratori. E’ come se in una famiglia il papà faccia finta di non considerare i ‘buchi’ che uno dei figli minori causa al bilancio familiare, limitandosi ad ufficializzare solo la propria dichiarazione dei redditi: se il figlio abbia danneggiato -per esempio – qualcuno per centinaia di migliaia di euro e il papà dovrà poi pagare per risarcirlo, l’importante è che si faccia finta di non saperlo tenendo la bocca chiusa, di modo che ove mai qualcuno decidesse di andare a guardare le carte troverebbe tutto in ordine. Chiaro il concetto?

Si sa che le Cciaa sono centri di potere molti ambìti, ma infettati un po’ da tutto come quasi tutti gli ambienti della società italiana (giornalismo compreso, sia chiaro): politica, burocrazia, lobby varie, associazioni di categoria vere e farlocche (qui se ne raccontano delle belle) insomma, un carnaio di cui nessuno osa parlare, e sembra quasi di capire che la logica sia del ‘carpe diem’ seppur in salsa italica, per giunta campana, cioè non esattamente un auspicio letterario-filosofico come il brocardo latino meriterebbe. Ma tant’è. 

La Intertrade gestisce fondi pubblici incassati dalla Camera di Commercio e questo è un dato acquisito: com’è acquisito, al tempo stesso, che per il 2013 abbia avuto una perdita d’esercizio -o disavanzo economico che dir si voglia- per 2.068.190 euro (*). Quattro miliardi di lire, suona meglio? Che ne hanno fatto di tutti questi soldi alla Intertrade? Come li hanno usati? Osservando i bilanci della Cciaa e dell’Intertrade, troviamo un contributo di ricavo 2013 per 1.063.579 euro e un aumento del costo del personale a dir poco anomalo, quasi imbarazzante perché schizzato da 355.247 euro a 445.996,88 euro per soli tre dipendenti.  Avete letto bene: tre dipendenti della Intertrade costano come i migliori cervelli della ricerca delle università anglo-sassoni o israeliane (parleremo, poi, anche sulle posizioni pubbliche del presidente Arzano in relazione alle vicende mediorientali), qualcosa come circa mezzo milione di euro. Forse hanno in carico Einstein e nessuno se n’era accorto. Sembra però che di tanta scienza non vi sia traccia. Dei soldi in uscita delle imprese salernitane sì. (1-continua) 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 22 agosto 2014)

(*) Errata Corrige: nell’edizione di Cronache del Salernitano il dato negativo di bilancio è stato imputato alla Intertrade, in realtà ci si riferiva alla Cciaa. Ovviamente il discorso non cambia. Ci scusiamo per l’imprecisione con i lettori e con gli interessati (p.r.)

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