ARCHIVIOImmigrazione continua: Sicilia in prima linea ma tutto il Sud soffre

admin25/07/2014
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I rapporti di forza nel sud si presentano ribaltati. Accade spesso. Nel senso che se ci sono già stranieri presenti la percentuale di nuovi arrivi e il relativo tasso di incidenza si abbassano; se, invece, ce ne sono pochi le unità decimali crescono alla sinistra della virgola, facendo alzare la percentuale stessa.

 

Calcolando oggi -come fece nel 2011 il Ministero dell’Interno nella precedente crisi umanitaria- un coefficiente dato dal rapporto fra la popolazione residente in ciascuna regione e la popolazione nazionale,  è possibile stimare un’incidenza maggiore rispetto alla popolazione straniera nel sud: Sardegna (2,9%), Puglia (2,7%) e Basilicata (2,5%). Nel nord l’incidenza dei profughi sarà minore: 0,6% in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (dati Fondazione Moressa). Si tratta di effetti statistici dell’immigrazione fuori controllo che, naturalmente, si modificano seguendo il ritmo degli sbarchi.

Ma se quando si ragiona di evasione fiscale o traffico di droga si sparano cifre a casaccio (come si fa a dire che l’evasione mangi 170 miliardi di euro o che il crimine organizzato fatturi altri 55 miliardi di euro se si tratta di sommerso?) nel caso degli sbarchi è possibile farsi un’idea un po’ più realistica. Non foss’altro per l’enorme cordone, sanitario e non, che circonda questo nuovo flagello. Proprio ieri il ministro della Salute ci ha informati che in 33 giorni gli assistiti sbarcati dalla carrette del mare sono circa 15mila: numeri da record, qualcosa come 454 curati dai nostri medici ogni giorno.
Dei 2200 arrivati in un sol botto a Salerno con ‘Mare Nostrum’, ad esempio, 130 sono rimasti in zona e 300 distribuiti in Campania. Il resto nei centri di accoglienza sparsi per l’Italia, con una proporzione che lascia intendere la direzione del flusso: verso nord.

Non ci sono mtroppe differenze tra le regioni (eccezion fatta per la Campania che ha una popolazione più grande) quanto a rete di diffusione: la costa ionica calabrese da anni è sotto tiro (a Crotone, per dire, esiste il secondo Cie più grande d’Europa), ma pure quella tirrenica e quella adriatica della Puglia (qui è Taranto a far la parte del leone) iniziano a farsi teatro di flussi, legali ed illegali. Soffre un po’ di più la Sicilia, con le coste di Augusta, Pozzallo e Catania prese di mira dagli sbarchi. Per non dire di Lampedusa.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 25 luglio 2043)

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