ARCHIVIOEboli, la lotta all’evasione riguarda tutti: con qualche illustre eccezione

admin07/01/2013
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Evasore fiscale

Chissà se gli ispettori del governo centrale, quando dovranno valutare il piano di risanamento delle casse del comune di Eboli (provincia di Salerno) di recente deliberato dal consiglio, terranno conto del fatto che diversi amministratori locali continuano ad avere con il fisco un rapporto -diciamo- molto particolare. Considereranno il programma anti dissesto finanziario credibile se chi guida l’organo politico-amministrativo non paga le tasse come impone la legge?

 

Provocazioni a parte, par di capire dalla lettura dei dati ufficiali dell’Agenzia del territorio, che quanto scritto su questo portale nel luglio scorso sia ancora oggi «potabile» sotto il profilo giornalistico: era una notizia in estate, continua ad esserlo ancora oggi, in questo grigio inverno dal salasso tributario memorabile.
Stiamo parlando del «giochetto» dell’accatastamento degli immobili di proprietà secondo criteri non rispondenti alla realtà: il che, tradotto in parole povere, significa che se l’Imu da versare è collegata ad un certo tipo di classificazione dell’immobile, il quantum da pagare varia a seconda del codice attribuitogli al Catasto.

Se la mia abitazione è una villa con piscina è naturale che io non possa accatastarla con il codice A3 (casa economica); stessa cosa se ho uno studio per l’attività libero-professionale con codice A2 (abitazione civile) invece che A10 (studio professionale) e via dicendo. Ma perché non posso e, addirittura, non devo? Semplice: perché il valore catastale, maggiorato obbligatoriamente del 5% secondo le ultime disposizioni di legge, mi dà l’importo esatto delle tasse che devo poi pagare allo stato. Non soltanto l’Imu ma anche quella sui rifiuti e persino sulla stessa Irpef. Che cosa ne discende da ciò? In primo luogo si configura, tecnicamente, un’evasione fiscale perché se la mia abitazione o il mio studio sono accatastati con una classificazione diversa da quel che è in realtà, verserò di Imu molto meno, di Tarsu (rifiuti) pure, e quando si dovrà calcolare il mio reddito, di conseguenza all’erario verserò meno danaro di quanto dovuto.
E come si chiamano quelli che non versano allo stato le tasse? Evasori fiscali, a meno che non esistano altri termini per descriverne la natura. Non è un’accusa sparata nell’aria ma una mera constatazione.
Che, guarda caso, continua ad interessare gli stessi protagonisti, lo stesso personale politico descritto nei due precedenti articoli dello scorso luglio 2012.

Chi sono? Si tratta del capogruppo dell’Idv (o di quel che ne resta) Francesco Rizzo, proprietario di una villa con piscina da 8,5 vani, in zona agricola, accatastata come A3, cioè come casa economica. Dell’ex assessore comunale alle Finanze, Pasquale Lettera (Api) oggi presidente della Commissione bilancio, proprietario di un immobile in via Riccardo Romano, accatastato come A2, cioè come civile abitazione invece che come A10, essendo quello l’indirizzo del proprio studio commercialistico: qui, l’uomo politico che ha gestito e deciso i livelli tributari dell’intera cittadinanza portando l’aliquota Imu al massimo (oggi gli ebolitani pagano il 10 x mille), avrebbe pure la residenza, il che complicherebbe la posizione tributaria dal momento che abita, notoriamente, altrove.Melchionda Martino 2

Più di ogni altro, però, colpisce lo stesso sindaco di Eboli, Martino Melchionda (foto a destra). Il primo cittadino, ancora oggi, risulta – tra molti altri cespiti- proprietario di uno studio legale in via Umberto Nobile, palazzo Lanzetta, pieno centro cittadino: esattamente come nel luglio scorso, l’immobile risulta accatastato come A2, cioè abitazione civile, invece che A10 (studio professionale), il che significa che il leader della maggioranza di centrosinistra che governa la città, ha pagato di Imu il cinquanta per cento in meno di quanto doveva. Stesso discorso per i rifiuti e per l’Irpef. Sia detto per inciso: si tratta di rappresentanti di partiti politici che ci impartiscono lezioni di moralità da mane a sera, chiedono o hanno chiesto voti e consensi nell’interesse della collettività, sparano a zero sulle nequizie del centrodestra e addirittura ironizzano sulle condotte di Silvio Berlusconi.

A proposito di centrodestra: a luglio scrivemmo che anche il senatore del Pdl, Franco Cardiello, titolare di uno studio legale nel medesimo stabile di Melchionda (via U. Nobile), si trovava nelle stesse condizioni, cioè aveva l’immobile accatastato diversamente da quel che in realtà era. Idem per suo figlio, Damiano, consigliere comunale del Pdl, proprietario di una villa in località Melito accatastata con codice “di vantaggio”, cioè non come A7 (villini) ma come A3 (casa economica). Fummo contattati dopo la pubblicazione della notizia per la relativa precisazione (vedi articoli in “Omissis” dei mesi precedenti, ndr) che immediatamente facemmo, com’era giusto che fosse.

agenzia-del-territorioIl punto è che, però, alla data del 5 gennaio 2013 i dati forniti dall’Agenzia del territorio sono esattamente gli stessi di sei mesi fa. Ne discenderebbe che nulla sia cambiato: a meno che dai relativi modelli F24 di ognuno dei citati non si ricavi l’importo esatto versato allo stato. A rigor di logica, però, nel momento in cui la mia faccenda diventa pubblica e (teoricamente) imbarazzante, nel provvedere a mettermi in regola la prima cosa che faccio è correggere l’errore al Catasto. O no? Le carte, oggi, dicono il contrario.
Non ci sono soltanto i nomi sin qui elencati. Altre apparenti «stranezze» riguarderebbero il nuovo assessore ai Lavori Pubblici, l’ingegner Dino Norma, nudo proprietario di diverse unità immobiliari e di alcune aree di pertinenza comune o di passaggio, oltre che di un box/garage (se l’interpretazione dei dati non ci ha fatto difetto) sulla SS19. Risulterebbe, salvo errori, che l’assessore abbia uno studio di ingegneria (tra l’altro in società col suo «dante causa» per la nomina nell’esecutivo, l’Udc Emilio Masala, consigliere di maggioranza…) proprio in quella via: secondo la logica sinora seguita non è necessario aggiungere altro.

Stesso discorso per uno dei protagonisti della vita politica cittadina da oltre un decennio: parliamo di Mauro Vastola, esponente di punta del Pd, artefice, dicono, di numerose operazioni di geometria delle alleanze. Il lavoro di Vastola è la gestione della cassa cambiali per conto di un notaio. Per svolgere tale attività è necessario che esista uno studio ad hoc, ovvio: ora nel caso in questione, Vastola (a mezzo della moglie, formale intestataria del bene) eserciterebbe il mestiere in immobili siti in via San Giovanni, ad Eboli. Si tratta di un centro elaborazione dati. All’Agenzia del territorio risulta che i locali citati siano accatastati come C1 e C2 (negozio/bottega): basta però fare una semplice ricerca on line per l’indirizzo dello studio e la coincidenza appare illuminante. Si può fare la cassa cambiali di un notaio in un negozio/bottega? Sembrerebbe di no. Avere un dato catastale di questo genere implica una riduzione tributaria? Purtroppo sì, salvo errori da parte nostra nella lettura dei dati. Cosa sempre possibile, l’errore è dietro l’angolo per ognuno.

Ora, tenuto conto di tutto ciò sarebbe opportuno che qualcuno spieghi ai cittadini ebolitani (certamente non tutti migliori, a cominciare dal sottoscritto, della classe politica locale ma con la «piccola» differenza che non amministrano e non sono obbligati nelle stesse forme degli amministratori né hanno chiesto o chiedono consensi nell’«interesse generale») perché mai debbano pagare importi decisi (anche) in loco da personale politico-amministrativo non proprio intenzionato a fare altrettanto. Specie se continua a lamentare i tagli ai trasferimenti locali, l’alto tasso di evasione, l’impossibilità di far fronte a qualunque cosa per penuria di fondi.

Così come c’è da chiedersi cosa facciano i responsabili comunali dei tributi: non verificano? non controllano? O lo fanno a seconda di chi sia il contribuente? E la Guardia di Finanza?
Tutto qua.

Peppe Rinaldi

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