OmissisSaluteEcografie, la macchina c’è ma non si vede: rivolgersi ai privati

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Si trova al secondo piano del palazzo che ospita il distretto sanitario di Battipaglia di piazza San Francesco: sta lì, coperta da un lenzuolo bianco dal vago richiamo mortuario e vivrà finché potrà, cioè fino a quando non sarà obsoleta e toccherà comprarne un’altra: che pure resterà faccia a muro perché l’assurdo sembra essere ormai compagno di strada della “gloriosa” dirigenza sanitaria campana che cambia ad ogni quinquennio. 
E’ costata poco meno di cinquamilia euro e potrebbe offrire all’utenza un servizio fondamentale per la diagnosi e la prevenzione di molte malattie. Ma non la si può usare. Perché? Perché in base a non si sa bene quale normativa  possono mettervi mano soltanto i radiologi. Bene, allora la usino i radiologi, l’importante è che le persone possano usufruire di un servizio fondamentale, visto che c’è pure la strumentazione. Niente da fare: radiologi non ce ne sono e quindi tanti auguri a chi un giorno scoprirà che “se soltanto avesse individuato prima quella strana cisti alle ovaie, quel puntino nei polmoni o quella prostata troppo ingrossata”. Eppure un medico sembra ci sia in organico che le ecografie le sappia fare e -raccontano- anche bene, dal momento che esercita la libera professione da trent’anni. Problema risolto dunque, abbiamo il medico, lo paghiamo già profumatamente (un “dirigente medico” va dagli 80mila ai 100 mila euro lordi l’anno!) quindi l’utenza non dovrà raschiare il fondo del portafogli per pagarsi le ecografie, né la Regione aggravare il già periclitante bilancio con rimesse, spesso incomprensibili, alle strutture private che, si sa, a Battipaglia abbondano.

Manco per idea: il medico ecografista in servizio al distretto sanitario battipagliese non può metterci mano, non sia mai che la (legittima) lobby dei radiologi se ne adonti. Pare che al dottore gliel’abbiano pure messo per iscritto (il direttore sanitario del posto, messo lì da De Luca dopo l’ultimo giro di valzer elettorale) che le ecografie non possa farle, pur volendo: e i cittadini che già affollano quelle stanze in cerca di grazia? Molto semplice: se lo prendano in quel posto, avviino il pellegrinaggio tra i vari centri privati e non si sognino di protestare.
Ci sarà sempre un regolamento, un comma, una sentenza di qualche Tar, una normetta piazzata qua e là che renderà tutti irresponsabili e contenti. Un classico della sanità, specie di quella meridionale dove ogni cinque anni cambiano tutto per lasciare tutto come sempre. 

Fonte_ quotidiano “Le Cronache” del 29 giugno 2019

Peppe Rinaldi

Giornalista

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