IN CITTA'Omissis“Ises”: in scena procura di Napoli e Corte dei conti

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E’ una partita sostanzialmente chiusa quella dell’ex Ises, almeno per quanto concerne l’attualità: la Regione si è definitivamente pronunciata con un decreto tombale a gennaio scorso e l’Asl ha fatto quanto doveva con una propria dettagliata istruttoria, sbarrando così la strada ad una gigantesca truffa che soggetti ben individuati (seppur non del tutto) hanno provato a perfezionare in danno della collettività, del Ssr, dei residui lavoratori della coop e, soprattutto, dei disabili ancora in ostaggio all’interno di Palazzo F&M di via Nazionale ad Eboli.
Certo, i protagonisti ancora scalciano deponendo le speranze nella pronuncia del Tar del prossimo 19 giugno, quando i giudici amministrativi scenderanno nel merito delle ragioni rappresentate dalla cooperativa dopo le sospensive degli atti che negavano l’accreditamento in capo alla Nuova Ises per il semplice fatto che la coop rilevante il ramo d’azienda non poteva ereditare una cosa che la vecchia Ises non ha mai avuto. Il tutto, naturalmente, non interferisce con i procedimenti penali in corso (almeno due) i cui esiti sarebbero imminenti nonostante il travaglio e la stasi dei mesi scorsi causati da fattori estranei alla fisiologia dell’amministrazione giudiziaria: ma questa è un’altra storia, per ora. Adesso il punto è proprio qui: al Tar sono state sottoposte carte “fasulle” da parte dei ricorrenti (tutte cose già ampiamente raccontate qui) e di conseguenza la valutazione dei giudici sarebbe stata falsata, così come lo stesso patrocinio legale sarebbe stato indotto in errore. Elementi che presumibilmente saranno al centro di scenari futuri imbarazzanti per chi ne sia stato promotore.

La novità di oggi, se tale possa essere definita, è riassunta dalla seconda chiamata nella mischia della procura di Napoli e della Corte dei Conti: a rendersene attori sono stati circa 15 centri di riabilitazione operanti sul territorio (quelli riuniti sotto la sigla dell’associazione di categoria Nova Campania e la Fondazione Peppino Scoppa) che hanno protocollato un secondo atto di significazione e diffida nei confronti dell’Asl di Salerno, invitata a “non fare scherzi” da qui alla pronuncia del Tar (sebbene la stessa, anche se fosse “positiva” per la coop, neppure risolverebbe nulla) magari riconoscendo qualcosa alla coop subentrata alla Ises, come già accaduto in alcune occasioni, peraltro già all’ordine del giorno dell’agenda di almeno un paio di sostituti procuratori. L’atto è stato anche notificato al governatore De Luca e ad altri sette uffici regionali e sanitari di via Nizza. Ne riparleremo.

IL COLPO DI SCENA: ALLA SBARRA I VERTICI DELLA “NUOVA ISES”

Mentre da un lato si consuma la vicenda generale, dall’altro nuove tegole cadono sul capo dei vertici della Nuova Ises, la coop che ha rilevato il ramo d’azienda dalla vecchia società messa rocambolescamente in liquidazione su preciso calcolo strategico di chi al tempo tirava i fili. Il presidente Tullio Gaeta e il vicepresidente Giovanni Bellantonio sono stati rinviati a giudizio (udienza del 4 febbraio 2020, giudice monocratico D’Agostino) con un’accusa di non poco conto: ricettazione in concorso, reato che prevede pene dai 2 agli 8 anni.

Nel decreto di citazione diretta a giudizio imposto coattivamente dal Gip in quanto il pm Fittipaldi aveva chiesto l’archiviazione, si legge che i due “ricevevano copia di un documento sottratto dalla cassaforte della sede della Cooperativa Sanatrix Nuovo Elaion onlus, ovvero abusivamente estratto dal sistema informatico dell’Inps”. Insomma, una rogna grande quanto una casa per i due amministratori, specie se si considera che sembrano esser stati eterodiretti in una faccenda complicata e pericolosa, come del resto si deduce anche osservando la formazione del collegio difensivo dei due imputati (avvocati Nobile e Pacifico di Napoli).
Una storia nata un anno e mezzo fa circa quando dalle stanze dell’Ises fu diramata una nota d’attacco durissima nei confronti della cooperativa ebolitana fiore all’occhiello della riabilitazione del Sud Italia, nella quale si parlava di “complotto mediatico giudiziario ordito dalla Sanatrix in danno dell’Ises”, concetto platealmente abborracciato tenuto conto dell’abisso che separa le due compagini sociali, un po’ come se la Juventus potesse in qualche modo complottare ai danni di una squadra che gioca in Promozione. Per quella nota altre 13 persone, compresi i due dirigenti, dovranno rispondere pure di diffamazione aggravata. Le ragioni vere di questa scivolata, come subito si rese evidente, affondavano nel contagio patito dai soci della Nuova Ises da parte di figure opache del sottobosco locale, noti dossieratori “anonimi” con velleità politiche e vicini al sindaco Cariello ma obnubilati da antichi rancori nei confronti della coop danneggiata. Un contagio che, a quanto pare, continuerebbe ancora e che solo il Padreterno sa dove condurrà.
* dal quotidiano “Le Cronache” del 9 maggio 2019

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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