AGORA'IN CITTA'Migranti, effetto Salvini in provincia di Salerno: “è finita la pacchia”

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I centri di accoglienza si svuotano, alcuni chiudono i battenti e la Prefettura accelera sulle commissioni. A sud di Salerno, area maggiormente interessata dalla presenza dei migranti, il decreto Salvini pare abbia dato un definitivo cambio di rotta sulla questione degli arrivi, dell’accoglienza e dei rimpatri.

Della tragedia umana di uomini e donne sottoposti a viaggi biblici, la cui sola alternativa è la morte, non racconteremo dando per assodato che nessuno vorrebbe questo, ma di come l’incapacità, l’incompetenza e il pressappochismo della macchina burocratica italiana abbiano minato un equilibrio già precario, rendendosi necessaria una sterzata.
Abbiamo pensato di salvare i migranti dal mare per affondare insieme sulla zattera italiana, che sotto il peso dei rifugiati e dei clandestini ha cominciato a vacillare rischiando l’affondamento.
Questure, prefetture, tribunali, enti locali lavorano senza sosta per gestire il fenomeno, rispondendo negli anni alle ondate migratorie e come nel resto d’Italia anche a Salerno e in provincia hanno avuto un bel po’ da fare. La sola Prefettura ha dovuto gestire, fascicolo dopo fascicolo, migliaia di richieste di protezione internazionale, raggiungendo negli anni scorsi anche picchi di 3500 richiedenti asilo.

Ma oggi la musica è diversa, non ci sono più sbarchi e le richieste di protezione internazionale sono calate drasticamente. Sono in 1800 oggi, per il 98% uomini adulti, provenienti dall’area sub-sahariana, anche se non mancano cittadini del Pakistan e del Bangladesh, solo il 2% comprende donne e bambini.

La maggioranza di quanti attendono l’agognato permesso di lungo corso (5 anni) è allocata nei comuni a sud di Salerno, soprattutto nella piana del Sele e nel Cilento, dove negli anni sono sorte strutture per l’accoglienza, scarse nel nord della provincia e completamente inesistenti in costiera amalfitana.
Chiudono i tre centri di accoglienza a Pontecagnano Faiano, per un reso di circa 70 posti. Resta in attività lo Sprar per circa cinquanta uomini. Anche a Battipaglia dei 400 migranti ospitati nel 2017 oggi ne risultano 260.
Ad Eboli si registra una riduzione della presenza dei richiedenti asilo (ceduti 70 posti). Vuoi per la sua estensione territoriale vuoi per la disponibilità dell’amministrazione pubblica all’accoglienza Eboli ospita uno Sprar gestito dalla Caritas e tre centri d’accoglienza: l’ex ristorante “Difrias” oggi “Il principe” con 140 posti, ex “Casa della baronessa” in località Fontana del fico (70 posti) e villa Falcone e Borsellino, zona Campolongo, con 15 posti.
Si chiude anche nel comune di Campagna dove si è passati da 5 a 2: restano attivi l’hotel Da Mario, dove alloggiano 20 migranti, e l’hotel Mary dove ve ne sono 70.
Spostandosi più a Sud altri centri di accoglienza si trovano nel comune di Capaccio; ad Albanella resta operativo lo Sprar e ad Altavilla Silentina il centro per famiglie con 34 posti.

La contrazione del numero di migranti in attesa di permesso ci viene confermata dalla Prefettura, in queste ore impegnata a smaltire le centinaia di pratiche ancora in lavorazione e che attendono da mesi una risposta. La presenza nelle commissioni territoriali di figure professionali qualificate pare abbia dato nuovo impulso e se in passato occorrevano circa due anni per ottenere risposta, oggi la pratica per l’ottenimento del documento viene evasa in 6 o 7 mesi.
Ad incidere sullo snellimento dell’iter burocratico anche l’adozione della posta elettronica certificata (pec), che oggi consente una notifica immediata e certa al migrante ospite presso i centri.
Ma è nei tribunali che si è data una forte accelerata puntando sulla specializzazione dei magistrati in protezione internazionale, che ha permesso lo smaltimento di una mole indefinita di atti giudiziari, tra domande, ricorsi e contro-ricorsi accumulati nel tempo.

I flussi migratori, dunque, si contraggono e le Prefetture sveltiscono le procedure, presto anche di questi 1800 richiedenti asilo in provincia di Salerno si conoscerà la sorte: titolati a godere dei servizi dello Stato o da rimpatriare? Nel 2018 sono stati 6 mila gli espulsi, ma resta arduo riportarli a casa. Senza fissa dimora, senza lavoro e senza documenti pur collezionando numerosi fogli di via, non potranno essere raggiunti dai procedimenti, seppur esecutivi. Le liste di attesa poi sono lunghe, clandestini, irregolari, migranti che si sono visti rigettare la richiesta d’asilo, migranti economici con permesso scaduto, affollano i CTR (Centri temporanei per i rimpatri), dove però si da priorità a chi si è macchiato di reati gravi.

E se a questo si aggiunge che molti provengono da Stati per cui non esistono accordi governativi bilaterali che ne consentano il rimpatrio, si intuisce la complessità di un fenomeno che riguarda uomini e donne destinati a vivere da fantasmi nel limbo di una società opulenta, stanca e ipocrita.

Emanuela Carrafiello

Giornalista

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