NovaetveteraBadia di Cava: sessant’anni da Leone

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Suscipe me Domine secundum eloquium tuum et vivam; et ne confudas me ab expectatione mea”: con il canto di questo passo del Salmo 118 D. Leone Morinelli, Priore claustrale della Badia di Cava, ha celebrato il sessantesimo di professione monastica nel corso della messa solenne per la chiusura del Giubileo della Misericordia. Felice coincidenza, che lega quel 13 novembre del 1956, allorché un giovane novizio si apprestava a consacrare tutta la sua vita all’Ordine benedettino e al monastero di Cava con i voti di conversione dei costumi e di stabilità, alla celebrazione attuale, una ricorrenza che diventa non solo memoria di una promessa, ma testimonianza di una perseveranza inaudita per le mode della contemporaneità.

Nato l’8 marzo 1936 a Casalvelino, in quella che fu la diocesi abbaziale nel Cilento, D. Leone, al secolo Ugo Morinelli, ha vissuto gran parte della sua vita per la Badia di Cava e sotto ben sei abati, della cui serie a buon diritto avrebbe fatto parte se la sua ben nota umiltà non gliene avesse suggerito la rinuncia. Per varie generazioni di ex alunni dello storico liceo classico egli resta il D. Leone professore di latino e greco, baluardo della cultura classica, sempre letta alla luce della “novità” del Cristianesimo, rettore del collegio, direttore dell’archivio e della biblioteca statali, priore claustrale quasi ininterrottamente dal 1987, dalla morte di D. Benedetto Evangelista, altra figura “demiurgica” alla memoria degli ex alunni.

Si è detto di una felice coincidenza di questa celebrazione con la liturgia domenicale. Piuttosto si dovrebbe parlare di una provvidenziale circostanza alla luce delle parole del Vangelo del XXI capitolo di Luca proclamato. Infatti, al centro della profezia sui tempi ultimi, vi è l’affermazione di Gesù per cui “con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”, che, non a caso, l’abate D. Michele Petruzzelli, ha sottolineato come una virtù sconosciuta al mondo e che in D. Leone, all’opposto, ha trovato compimento. Sicché le parole del Salmo, che la Regola impone come sigillo della professione, “accoglimi Signore secondo la Tua parola e avrò la vita, perché Tu non mi deluda nella mia attesa”, sono risuonate come conferma di un impegno coincidente con lo svolgimento di tutta una vita. D. Leone, però, prima di ripetere davanti all’altare le parole della professione ha voluto ricordare un altro Salmo, sempre nella versione della Vulgata, “Miserere mei Domine secundum magnam misericodiam tuam”, laddove la traduzione “filologica” corrente sopprime il “grande”. Come a dire che nulla è concesso all’uomo senza “la grande misericordia di Dio”. Una lezione che D. Leone Morinelli continua ad impartire con il magistero della sua vita di monaco e con il tratto della sua personalità di uomo. Ad multos annos, feliciter, feliciter feliciter!

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Nicola Russomando

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