OmissisGomorre permanenti: ecco come “mascariare” un ex sindaco

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La notizia del giorno sarebbe che il «centrosinistra era interessato all’affare dei rifiuti in Campania». Ce la fornisce una fonte autorevole: Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio rifiuti Caserta 4, collaboratore di giustizia, uno dei tanti “pentiti” senza cui oggi lo stato da Gomorra permanente nel quale è stata infognata la Campania (l’Italia, in verità) sarebbe ricondotto nella sua dimensione fisiologica. Il che, capirete, non è conveniente sotto diversi profili.

L’ha detto ieri, il ‘pentito’ Valente, a Santa Maria Capua Vetere, nel processo “Eco 4” a carico dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, da circa un anno in carcere per un’altra inchiesta, sempre della Dda, dopo averci passato diversi mesi l’anno precedente. Va ricordato che in Italia è possibile finire in galera e restarci a lungo, prima di una sentenza di condanna. Com’è possibile pure il contrario: capirete anche qui che non c’è tanto da star sereni. Anche se si parla di camorra.

 

Ora, dal ventilatore perennemente acceso giungono schizzi per l’ex sindaco di Giffoni Valle Piana, Ugo Carpinelli, ex presidente della Provincia di Salerno nonché ex consigliere regionale del Pd. Figura storica della sinistra salernitana, sanguigno, battagliero, non sempre allineato al qualunquismo moralistico e giacobino che permea  il ‘suo’ partito da sempre, vera causa della stasi politico-istituzionale (e quindi economica) italiana. Non uno stinco di santo, com’è forse normale che sia un politico: almeno finché questa parola aveva un senso minimo. Uomo di potere e di gestione, da ora in avanti dovrà stare attento e pregare affinché non capiti anche a lui ciò che a migliaia di persone sta accadendo nel Paese sulla scorta delle famose ‘propalazioni dei collaboranti’.  Ma perché, cos’ha detto il “pentito” rispondendo alle domande di Stefano Montone, l’altro penalista che assieme al salernitano Agostino De Caro sta difendendo la causa disperata dell’ex leader di Forza Italia in Campania? L’avvocato Montone, che è anche uno dei difensori del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ha chiesto a Valente come mai fu affidato l’impianto di Giffoni Valle Piana all’ex sindaco Carpinelli, uomo del centrosinistra, visto che quella decisione comportava l’estromissione della società ‘Impregeco’ da quell’impianto. Risposta: «Carpinelli era l’affidatario dell’impianto, gestiva le assunzioni e la cassa. Fu una scelta dell’ex sub commissario Giulio Facchi. Quando espressi queste perplessità a Facchi, lui mi disse che doveva essere così perché Carpinelli doveva ricandidarsi e quell’impianto gli serviva per dare posti di lavoro in vista delle elezioni». Sai che novità, non dovrebbe esserci nessuno a piede libero se è questa un’automatica attribuzione di condotte con prospettiva-carcere ravvicinata. Valente ha continuato a ribadire in aula che i suoi referenti sul territorio erano Mario Landolfi (ex ministro di An nel governo Berlusconi) e Nicola Cosentino, ma di aver avuto come interlocutore, per quanto riguarda l’Impregeco, soltanto Cosentino «nonostante Lanfolfi fosse sempre a conoscenza di tutto». Il controesame proseguirà il 26 marzo.

Allora: che Carpinelli gestisse la sua fetta di territorio al tempo della mattanza (di danaro pubblico) dei rifiuti in Campania, decidesse chi doveva andare a lavorare negli impianti, usasse la propria rete di potere per farsi campagna elettorale od altro, ecco questo appare non solo “normale” ma addirittura auspicabile: e non siamo parenti o amici intimi di Carpinelli per tanto azzardo, è la logica delle cose, della politica. Se poi viviamo appesi agli articoli di Saviano o di Liana Milella e Travagli vari, allora è un altro discorso. Che Carpinelli abbia rubato, stretto accordi con camorristi o chissà cos’altro, questo è compito degli addetti ai lavori risolverlo con prove, elementi fattuali, roba concreta. Dopodiché e sempre che vi si riesca si butta via la chiave della cella: non prima. Dire che «il centrosinistra era interessato all’affare dei rifiuti» non solo non può diventare un capo di imputazione (come a volte accade per via del “contesto ambientale indicativo della reità”…) ma neppure può essere considerata una notizia in sé.
Ovvio che lo fosse e non sempre per ragioni oscure. Diversamente, chi avrebbe dovuto esserlo visto che il potere politico era saldamente nella mani del centrosinistra, dov’è poi rimasto per almeno un ventennio?
Il Pd, al tempo Ds o roba del genere, in alleanza con l’ala demitiana dell’area centrista (oggi con Caldoro) attraverso le varie articolazioni istituzionali e professionali ha bruciato circa 1,5 miliardi di euro per risolvere la sciagura dell’immondizia. Risultato? In galera c’è uno di centrodestra: al quale non è stato risparmiato nulla. Ma che ancora dev’essere condannato: e scusate se è poco. #ugononstarsereno.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Le Cronache” del 13 marzo 2015)

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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