Omissis-ArchivioSanità convenzionata e strane burocrazie Asl: tutto quello che il Tar non sa su un caso clamoroso

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Tar Salerno

Il Tar di Salerno dovrebbe decidere su un atto amministrativo potenzialmente falso. La data è il 27 novembre, quando ci sarà la camera di consiglio per la trattazione collegiale dell’istanza cautelare presentata dalla cooperativa Ises di Eboli. La domanda della nota struttura per l’assistenza ai portatori di handicap è volta ad ottenere la sospensione di alcune delibere dell’Asl: da quella che ha congelato le rimesse finanziarie a quella dello stop ai ‘ricoveri’ e, soprattutto, le ultime due con cui l’azienda ha proposto alla Regione di negare l’accreditamento per carenza di requisiti strutturali. Parliamo delle delibere nn.1018 e 1019 pubblicate sull’albo pretorio Asl il 28 ottobre.

E qui veniamo al problema nel problema, che rischia di diventare più grande di quello di partenza non foss’altro perché a mettere ulteriori “nero su bianco” stavolta saranno dei magistrati. Che possono essere indotti a sbagliare oppure, imponendo il rispetto formale della norma, a rendere possibile la commissione di una illegittimità grave. «Summum ius summa iniuria», ci hanno insegnato. Se poi ci si limita all’esercizio logico e si immagina che addirittura da una decisione del giudice amministrativo ne possa derivare il perfezionamento di un reato o un illecito in generale, ecco che la cosa si fa molto seria. ISES-640x480E’ presto detto: la delibera impugnata dinanzi al Tar dagli avvocati Iorio e Mazuy (ricorso n.00968/2014 Reg.Ric.) per conto della coop e della quale hanno chiesto la sospensione -vedendosela accolta per il solo non accreditamento- nega all’Ises di poter lavorare col servizio pubblico in quanto nella palazzina che ospita il centro vi abiterebbero dei privati cittadini. La qual cosa è vera, come i nostri soliti cinque lettori sanno bene, ed è di per sé un elemento oggettivo che negherebbe il rilascio di qualsiasi autorizzazione in materia sanitaria.
Questo almeno nei posti dove il rispetto minimo delle regole è garantito. 
La circostanza che sia vero quel fatto ostativo non significa però che sia l’unico, cioè l’Ises non può (e, soprattutto, neppure avrebbe potuto) lavorare col Ssr perché non ha una sola carta a posto. Ora, per effetto di qualche rito esoterico, della carenza di un’altra decina di requisiti (agibilità strutturale dell’edificio, destinazione d’uso urbanistica, normativa antincendio, adeguamenti di sicurezza, igiene dei locali, pianta organica conforme alla legge, rispetto delle legislazione cooperativistica, compatibilità ambientale, quadro economico in equilibrio, trasparenza fiscale ed amministrativa, etc.) non v’è traccia. L’Asl pur sapendo che quel centro è fuorilegge da anni, non solo ha fatto trascorrere 12 mesi oltre la scadenza dei termini prevista per il 31 ottobre 2013 per chiudere le istruttorie sui centri, ma a due giorni dal termine finale stabilito dalla Regione per i decreti definitivi, ha pubblicato una delibera che sembrava parlasse di un altro caso.
Ises interno nuove2Obiettivo: fare in modo che a tenere aperto il centro non sia nessuno della ‘cricca’ ma un tribunale. Chi potrebbe obiettare cosa? Come avevamo previsto nell’articolo del 29 ottobre le cose sono andate esattamente così. 
L’obiezione sarebbe: ma alla cognizione del giudice amministrativo è rimessa una precisa fattispecie, un ‘quesito’ specifico, non è tenuto a sconfinare in ambiti non suoi, gli fanno una domanda e su quella risponde. Apparentemente è così, lo è anche formalmente sebbene non muti la sostanza della storia perché se lo stesso giudice, in qualsiasi momento, ravvisa che dall’accoglimento di un’istanza ne discenda un vero e proprio reato -come si può definire diversamente l’avallo ad una sottrazione illegittima di danaro pubblico dall’erario?- è obbligato come chiunque altro a trasmetterne notizia alla procura della repubblica. Anzi, più di chiunque altro. Che succeda di tutto nei corridoi dei tribunali non è una novità: si tratta di capire ora dove questa storia andrà a parare. 

Ises interno nuove3Per ora c’è solo che basterebbe guardare le fotografie che pubblichiamo oggi per farsene l’ennesima idea. Sono state scattate di recente, quindi si presume che quando la commissione incaricata dall’Asl di verificare i requisiti per l’accreditamento, guidata dal dottor Mario Rosario Capone, ex sindaco di Angri e medico dirigente Asl, ha effettuato i suoi milioni di sopralluoghi sull’Ises, abbia visto le stesse cose. Per ragioni tecniche non possiamo pubblicare le foto risalenti ai mesi ed anni scorsi che ritraggono gli stessi posti e angoli, cioè quel che testimoniava la fatiscenza dei locali interni, il pericolo per i pazienti e gli ospiti derivanti da cancellate alle finestre, umidità diffusa nelle pareti e nei solai, porte consunte e fuori norma, bagni e tubature arrugginite, accessori fuori legge e pericolosi per i pazienti, e molto altro ancora. Ora sono stati fatti, seppur alla spicciolata, diversi lavori che chissà quanto sono costati ai cittadini.

Situazione? Pubblichiamo foto nuove di modo che sia chiaro – anche al Tar- cosa stia succedendo tra la cooperativa Ises nuova versione (non è più “del” Pd, ormai viaggia sul versante opposto, diciamo) l’apparato dell’Asl e i diversi organi di vigilanza e controllo. E sono tanti. Water non funzionanti incapsulati col carton gesso e già in evidente decomposizione; Ises esterno nuovamattonelle ancora rotte; negli stessi posti dove c’erano nere macchie d’umido sono state realizzate controsoffittature così «occhio che non vede cuore che non duole», sbarre laterali ai bagni solo riverniciate ma vietate dalla normativa ancora lì, finestre dei locali destinati alle attività sociali per i disabili con sbarre che invece di sparire vengono sigillate; grate ad altre finestre, pericolosi spuntoni in marmo che nessuno aggiusta, etc. Non c’è altro da aggiungere, se non chiedersi: Ises interno nuove4ma cosa hanno controllato, cosa ha visto il dottor Capone al punto da scrivere, insieme al Dg Squillante, che in quel posto non si può fare sanità perché ci abitano dei privati? Basta così poco per ottenere l’accreditamento allora? Quasi conviene buttarsi nell’affare allora se so che teoricamente ho la possibilità di farla franca.  

C’è, infine, un’altra, forte stranezza che pure concorre a formare un quadro generale disarmante, che ora solo accenniamo. Pare che l’Ises abbia ottenuto la cassa integrazione in deroga. Come sia stato possibile è un mistero in quanto per ottenerla c’è bisogno di determinati requisiti: tutti indicati dalla legge, esattamente il contrario di quanto riguarda l’Ises. Ises interno nuove5Se tu chiedi soldi allo stato in assenza delle condizioni di legge, significa che stai tentando di truffarlo. 

Se li ottieni, poi dopo devi restituirli perché li hai sottratti a chi ne aveva diritto (un po’ come per il buco nella sanità causato da queste convenzioni col trucco). Fonti Inps confermano che la procedura è stata regolare. Un sindacato che avalli la richiesta allo Stato di metterci altri soldi, oltre quelli illegalmente percepiti sinora, lo si trova sempre perché Cgil, Cisl e Uil sembra non siano stati neppure consultati: e così è stato. Si tratterebbe della Fials-Confsal che se si chiedesse a un lavoratore del centro cosa sia ti guarderebbe strano più del solito. Glielo tratteggiamo noi allora: se, ad esempio, a ‘gestire’ questo sindacato fosse un medico del Vallo in quota centrodestra, ‘vicino’ al manager Asl sarebbe tutto più chiaro? Il problema vero però è un altro: ora che i lavoratori Ises verrano a sapere che soldi non ce ne sono per la Cig e che prima di loro -se pure non succedesse nulla nel frattempo- ci sono altre aziende in fila e che, dunque, di soldi non ne potrebbero vedere per chissà quanti mesi, che succede? Probabilmente nulla. La tragedia nella tragedia.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 5 novembre 2014)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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