ARCHIVIOL’arte dell’arazzo: personale di Virginia Franceschi a Salerno

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Virginia_Franceschi_arazzo

SALERNO- Non vi sono dati documentari sufficienti a stabilire quando e dove abbia avuto origine l’arazzo che, per le sue particolari caratteristiche tecniche, non può essere confuso con altri tipi di tessuti. L’arazzo è un tessuto dalle caratteristiche tecniche così particolari da renderlo inconfondibile. La lavorazione è lenta e paziente e impegna il tessitore in una ricerca attenta degli accordi di colore e delle proporzioni in attesa che l’immagine si componga e diventi visibile nella sua unità compositiva.

 

Virginia Franceschi, della quale verrà inaugurata sabato 13 ottobre alle ore 17,30 una personale composta da 25 opere, nelle scuderie di Palazzo Genovesi, va ben oltre l’essenza del termine arazzo, calandosi nella affascinante metafora della “tessitura” creando un seducente confronto dialogico tra passato e presente, al servizio della contemporaneità e in una visione interdisciplinare tra arte figurativa, cultura, ricerca e poesia. La mostra si ispira al segno dei “Gemini”, così come per la  copertina dell’elegante catalogo curato da Mario Mele e impreziosito da due scritti di Rino Mele e Maria Giovanna Sessa, è stata scelta la “Donna di fronte allo specchio” di Pablo Picasso, certamente una chiave che la Franceschi vuol fornirci, indicando la trasformazione di sé, dei propri mezzi espressivi, che ritiene necessari per poter spiegare quello che un quadro tradizionale non avrebbe mai potuto esprimere, certo non in modo intellettualistico, ma con tutta la forza inventiva della sua fantasia e la ricchezza degli accordi di colore della sua sensibilità artistica.  “Le opere esposte offrono allo spettatore due dimensioni diverse: – scrive Maria Giovanna Sessa –  dapprima coppie di scenari che vogliono testimoniare la costanza con cui in natura ogni identità implica un suo doppio, fatto di similitudini, di identificazioni anche simbiotiche e di contrasti”.

La Franceschi coltiva da sempre una sua libertà stilistica che le consente di esplorare e sperimentare diverse forme della sua inimitabile “agoscrittura”, rivelata al grande pubblico proprio tra le mura di palazzo Genovese nel 2001 con “Panni e cuscini, origlieri, guanciali, sogni”, oggi dedicatasi all’arazzo, trovandovi l’ideale supporto espressivo per il suo mondo visionario. Infatti, le sue opere sono un collage di immagini fragili e fluttuanti, immagini in continuo equilibrio tra l’astratto e il figurativo, tra il movimento e la quiete. “Strisce di cotone, seta, su un supporto più duro (di iuta, ad esempio, di canapa) – scrive Rino Mele – sono organizzate secondo una prospettiva orizzontale (le onde del mare, i solchi di un campo) che suggerisce, subito, la seduzione di un percorso e un invito di partecipazione: e lo spettatore è tentato di costruirvi il suo racconto”. Due gli eventi che animeranno la tre giorni di mostra di Virginia Franceschi: domenica 14, alle ore 18,30 sarà ospite delle scuderie di Palazzo Genovese il fisarmonicista Gianfranco Rizzo, mentre dalle 17,30 di lunedì 15, l’artista avvierà un laboratorio di “agoscrittura”, aperto a tutti.
Olga Chieffi

Redazione Eolopress

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